I movimenti di camera sono inquadrature che variano al loro interno (quindi senza operare stacchi) angolazione e/o distanza e/o inclinazione e/o altezza. Distanza, angolazione, altezza e inclinazione sono elementi dell'inquadratura cinetelevisiva comuni anche alla fotografia, i movimenti invece costituiscono uno specifico del linguaggio audiovisivo.
I movimenti di camera possibili sono infiniti; per facilitare la comunicazione sia in sede critica che realizzativa si è quindi adottata una nomenclatura che individua alcune tipologie di movimenti.
I movimenti di camera possono essere semplici o compositi. I movimenti semplici sono le panoramiche e le carrellate, quelli compositi sono costituiti da combinazioni di movimenti semplici.
Le panoramiche sono i movimenti semplici che la camera realizza ruotando sul proprio asse verticale. Corrispondono, nella vita reale, agli spostamenti della testa quando si gira collo e sguardo, restando fermi col corpo. La panoramica generalmente è realizzata nello stesso modo con cui si muove il capo quando si osserva un ambiente sconosciuto: parte lenta, aumenta di velocità, poi rallenta di nuovo sino a fermarsi. La panoramica può essere orizzontale (diviene circolare se compie un intero giro), verticale, obliqua. Se la camera compie un intero giro intorno al proprio asse orizzontale, si chiama rotazione. Quando una panoramica è realizzata molto velocemente (tanto da non vedersi quel che si sta riprendendo) viene denominata panoramica a schiaffo, quando segue in velocità un personaggio e lo sfondo sfuma, viene chiamata panoramica filata.
L’ultimo spettacolo (The Last Picture Show, r. di Peter Bogdanovich, 1971, USA) comincia con una panoramica orizzontale che descrive lo squallore e la povertà del paese nel quale è ambientato, inquadrando comunque uno dei luoghi centrali della storia: il vecchio cinema.
In questa scena de L'odio (La Haine, di Mathieu Kassovitz, 1995, Francia) la panoramica circolare con angolazione supina serve a sottolineare le caratteristiche architettoniche dell'edificio cui i protagonisti sono completamente estranei. Inoltre con questo stratagemma i tre personaggi sono contemporaneamente in campo.
In queste inquadrature tratte da Mission: Impossible - Rogue Nation (r. di Christopher McQuarrie, 2015, USA, Cina, Hong Kong) vi è una panoramica verticale di 180° che serve a descrivere l'insieme dell'ambiente, ma anche, nella sua conclusione a piombo, a far presagire i pericoli che si avvicinano.
In questa scena di scena Senso (r. di Luchino Visconti, 1954, Italia) una panoramica obliqua precede una panoramica orizzontale nel verso opposto. L'ascensione sottolinea la suddivisione di classe e nazionale del pubblico: nei tre ordini di palchi alloggiano comodamente l'alta nobiltà e gli ufficiali austriaci, mentre in galleria, ma soprattutto nel loggione, molti borghesi sono assiepati contro la balaustra (da dove verranno lanciati i volantini antiaustriaci).
Alla fine della sequenza del sogno ne Il grande Lebowski (The Big Lebowski, r. di Joel Coen, 1998, USA) l'angolazione a piombo insieme alla carrellata indietro con rotazione intorno all'asse ottico costituisce una transizione tra le immagini irreali del sogno e un confuso ritorno alla realtà.
Le carrellate sono movimenti semplici che la camera realizza senza ruotare su se stessa, ma spostandosi. Corrispondono allo sguardo umano quando si cammina senza ruotare il capo.
Le carrellate si distinguono tra loro in base alla relazione che intercorre tra la camera e il soggetto ripreso. La carrellata indietro è il movimento che realizza la camera per accrescere la sua distanza dal soggetto. La carrellata avanti è il movimento che la camera realizza per diminuire la sua distanza dal soggetto. Lo zoom in è simile alla carrellata avanti e lo zoom out a quella indietro, e si ottengono per via ottica, senza dover spostare la camera. Per questo vengono anche chiamati carrellate ottiche.
Si deve tener conto però che gli effetti visivi sono diversi. In alcuni film viene combinata carrellata e zoom in modo da mantenere invariata la dimensione del soggetto. In Italia si chiama effetto Vertigo e negli USA dolly zoom. La carrellata a precedere è il movimento che la camera realizza indietreggiando mentre il soggetto avanza, mantenendo la distanza invariata. La carrellata a seguire è il movimento che la camera realizza quando segue il soggetto nel suo percorso mantenendo la stessa distanza. La carrellata laterale è il movimento che la camera realizza quando segue parallelamente il soggetto nel suo percorso, mantenendo la stessa distanza. La carrellata verticale è lo spostamento della camera lungo il suo asse verticale. La carrellata circolare è il movimento che realizza la camera quando ruota intorno al soggetto.
In questa scena di Mezzogiorno di fuoco (High Noon, r. di Fred Zinnemann, 1952, USA) lo sceriffo Kane comprende definitivamente che dovrà affrontare da solo i banditi che stanno per arrivare. La camera, dopo lo stacco, si allontana con una carrellata indietro (realizzata con una gru) che sale sempre più. L'inquadratura che ne risulta, un Campo Lungo dall'alto, enfatizza la sua assoluta solitudine.
Per la prima volta Max (da Jackie Brown, r. di Quentin Tarantino, 1997, USA) vede Jackie e ne rimane subito colpito. L’avanzare verso la camera della seconda è alternato alla carrellata avanti dal basso dal PM al PPP del primo. La lentezza della movimento (e non particolari espressioni dell'attore) porta il pubblico ad immaginare che l'emozione di Max.
Altri brani commentati di film con carrellate laterali su questa playlist.
Il protagonista di Un uomo da marciapiede (Midnight Cowboy, r. di John Schlesinger, 1969) si trova da solo nella metropoli. E' ottimista, ma quando deve scrivere ai pochi amici che ha lasciato, preferisce rinunciarvi e distruggere la cartolina. Quando apre la finestra, il suono del caos cittadino gli entra in stanza. Uno zoom in violento scopre il suo totale anonimato.
In questa scena tratta da Tre donne (Three Women, r. di Robert Altman, 1977, USA) Millie ha avvisato la polizia del furto della sua auto. In realtà l’ha presa Pinky. La sorpresa di Millie quando se ne accorge, per di più vedendola in compagnia di un uomo che le interessava, è reso da Altman con uno zoom in in soggettiva.
In questa sequenza tratta da Intrigo internazionale (North by Northwest, r. di di Alfred Hitchcock, 1959, USA) la protagonista si avvicina inesorabilmente all'aereo sul quale, se salirà, sa che troverà la morte. La carrellata a precedere riesce a visualizzare allo stesso tempo l'espressione della sua ansia, l'incedere incerto e lo sfondo dal quale lei spera possa giungere la salvezza.
In Rosetta (r. fratelli Dardenne, 1999, Fr. e Belgio) la camera sta perennemente addosso ai personaggi, in maniera quasi documentaristica. La carrellata a seguire nella sequenza iniziale documenta il rifiuto della protagonista essere licenziata.
Nella scena che segue, tratta da Stranger Than Paradise (r. di Jim Jarmusch, 1984, USA) la protagonista, un'immigrata ungherese, è appena sbarcata a New York. La carrellata laterale che la segue ci restituisce con il suo approccio documentaristico, e la priorità visiva data all'ambiente, il senso di estraneità e delusione provato dalla ragazza.
Il dottore (da Il labirinto del fauno, El laberinto del fauno, di G. del Toro, 2006, Mex, Sp.) che cura nascostamente i partigiani che resistono ai franchisti viene ucciso dal capitano, che ha scoperto il suo doppio gioco. La carrellata a precedere consente di tenere in campo sull'avanpiano il dottore, sottolineandone così il rassegnato coraggio. La carrellata verticale dal dottore a terra si ferma prima di raggiungere l'altezza del capitano, in modo da inquadrarlo dal basso per rifletterne la pericolosità e l'arroganza.
In questa scena di Love Story (r. di Arthur Hiller, 1970, USA) la carrellata circolare svolge la funzione di valorizzare i personaggi, mentre lo sfondo scorre confusamente. Isolando il soggetto dal contesto questo movimento trasmette una sensazione di esclusiva intimità, oppure di disorientamento, oppure di pericolo rispetto ad un esterno insidioso.
I movimenti compositi combinano nei più svariati modi carrellate e panoramiche. Nei casi meno complessi i movimenti compositi possono essere assimilati ad esperienze reali, ad esempio quando ci si volta a guardare una persona (panoramica orizzontale) mentre si cammina avanti (carrellata). I movimenti compositi sommano gli effetti che i diversi movimenti semplici producono sul pubblico.
Il film A History of Violence (r. di David Cronenberg, 2005, USA e Germania) comincia con un piano sequenza dove due criminali escono stancamente dalla loro stanza in motel e uno dei due si dirige a pagare il conto. Il lungo movimento composito (che svolge la funzione di attivare un senso di aspettativa) è costituito dai seguenti movimenti elementari, nell'ordine: carrellata laterale, a precedere, indietro, laterale, panoramica orizzontale, carrellata a seguire.
In Effetto notte (La Nuit américaine, 1973, Francia) l'autore François Truffaut vuol mostrare con un intento didattico il processo di realizzazione di un film. Nella scena si vede in azione una gru: sia la ripresa in piano sequenza che grazie ad essa viene realizzata, sia la macchina fisica con i suoi operatori.
I movimenti compositi possono essere realizzati con camera a spalla o con svariate apparecchiature. Sia l'una che le altre possono essere utilizzate anche per panoramiche e carrellate, ma sono indispensabili per i movimenti compositi. Queste classi di apparecchiature hanno anche rilevanza linguistica perché ognuna di loro produce effetti visivi particolari, per cui è necessaria una breve rassegna.
La steadycam (a sinistra) ha una imbracatura indossata da un operatore che gli permette di guidare la camera lungo percorsi molto articolati. La sua caratteristica è di assicurare una ripresa assolutamente fluida anche in situazioni dove la camera normalmente sobbalzerebbe, ad esempio scendendo delle scale o correndo. Oggi in molte situazioni è stata sostituita dai gimbal (a destra) più economici e flessibili. La camera a spalla (al centro) invece non ha ammortizzatori ed anche gli operatori più abili non possono evitare riprese un po' mosse.
Il dolly può essere montato su ruote o più spesso su binario. Questo supporto consente movimenti fluidi in svariate le direzioni, il braccio è fisso, corto e azionato da un sistema idraulico.
Possono essere posizionati su ruote o su binari. Sono in grado di realizzare tutti i movimenti, in modo più ampio, versatile e rapido di quelli che può consentire il dolly, grazie alla grande mobilità del braccio. La gru (a sinistra) può essere molto alta e di solito ha i sedili per operatore ed assistente, mentre il braccio è manovrato a terra. Oggi tende ad essere sostituita dal technocrane (in mezzo). La camera montata sul jib (a destra) è interamente comandata a terra da un operatore ed ha un'estensione minore del technocrane.
Gli elicotteri e i droni realizzano riprese aeree, quindi solitamente inquadrature larghe, puntate verso terra, con movimenti che normalmente possono essere assimilati a carrellate.
Per cameracar si intende qualsiasi modalità meccanica tesa a riprendere da un autoveicolo. Possono essere costituite da supporti fissi (e in questo caso le inquadrature si possono assimilare a carrellate) o mobili, ad esempio montando jib o techocrane.
Il tema dei movimenti di camera è affrontato per esteso alle pp.163-182 del Corso di linguaggio audiovisivo e multimediale.