LA VELOCITÀ DI SCORRIMENTO


Il ralenti


Nella scena tratta da "Arancia meccanica" ("A Clockwork Orange", di Stanley Kubrick, 1971, USA e UK),  il ralenti (introdotto dalla voce fuori campo e dalla musica) serve a restituire la visione soggettiva, il sentire intimo del personaggio: è un lento approssimarsi alla sua maniera di vedere e vivere il mondo, caratterizzato da un vitalismo fatto di violenza e sete di dominio. 



Belle si avventura nelle stanze del castello in "La bella e la bestia" ("La Belle et la Bête", r. di Jean Cocteau, 1946, FR). Il ralenti serve a trasmettere la sensazione di "fatato".



In questa scena di "Get Out" (r. di Jordan Peele, 2017, USA) i due fidanzati stanno tornando a casa, ma ormai è chiaro al protagonista che qualcosa non va, e al pubblico che è una trappola. Per rendere l'inquietudine della situazione, l'autore adotta una serie di soggettive in movimento accompagnate da ralenti.



Nel film "Solaris" ("Солярис" di Andrej Tarkovskij, 1972, URSS) uno scienziato, Kris, giunge su una stazione che orbita intorno al pianeta Solaris con la missione di farla chiudere. Il grande oceano di Solaris ha il potere di materializzare i desideri più reconditi della mente di quegli umani che gli si avvicinano. A Kris "appare", con una presenza fisica, la moglie morta suicida molti anni prima, Hari, che lui non ha mai dimenticato. Inizialmente Kris, il cui estremo razionalismo nasconde una depressione di fondo, resiste a questa presenza. Poi le si abbandona. Hari però acquisisce sempre più una coscienza "umana" e dunque anche la consapevolezza di non poter esistere come proiezione dei ricordi, dei desideri e dei demoni di un'altra persona. Nella scena che presentiamo i due si trovano in una sala della stazione spaziale in cui sono riprodotti quadri dell'arte del passato. Osservandone uno di Bruegel, lei rivive il ricordo di un bambino nella neve: è lo stesso Kris, visto con gli occhi della madre. Poi loro e gli oggetti intorno cominciano a fluttuare in aria. E' una metafora poetica che sfugge alla diegesi del film e che per questo è trattata con un ralenti. I due si librano, come nel quadro di Chagall "Sulla città" dove sono ritratti due amanti che volano. Secondo Tarkowski, dunque, l'amore e l'arte sono dimensioni trascendenti, tali da poter abbattere le barriere della fisica e del tempo.


La regista Andrea Arnold nella scena che segue del suo "Fish Tank" (2009, UK) ha la necessità di far comprendere al pubblico cosa sta provando la quindicenne protagonista quando il momentaneo amante della madre, da cui la ragazza si sente attratta, la prende sulle sue spalle. L'autrice sceglie un punto di ripresa che, seppur dal lato della ragazza, offre angolazioni non coinvolgenti (scorcio o profilo). In questo modo il pubblico è portato a dare più rilevanza al leggero ralenti che accompagna la camminata, unito ad un lento avvicinamento ai due e all'aumento dell'intensità dei rumori (respiri in primo piano sonoro, con il suono dell'erba calpestata sullo sfondo). Questi mezzi si rivelano molto efficaci nel restituire l'emozione palpitante e trasognata di un personaggio che non aveva mai ricevuto prima l'attenzione di una figura paterna. 


L'accelerazione


In "Nosferatu il vampiro" ("Nosferatu, eine Symphonie des Grauens", r. di Friedrich Wilhelm Murnau, 1922, Germania), quando Hutter viene accompagnato al castello di Nosferatu con una carrozza completamente bardata di nero, vengono utilizzati quelli che all'epoca erano effetti speciali:  l'accelerazione e la solarizzazione, per rendere le caratteristiche sovrumane del vampiro e di coloro che lo circondano.



In "Gioventù, amore e rabbia" ("The Loneliness of the Long Distance Runner", r. di Tony Richardson, 1962, UK) gli autori utilizzano l'accelerazione in chiave comica. Nelle due scene sopra riportate (si tratta di flash back del protagonista che è in prigione) i due amici "prendono a prestito un'auto" e fuggono dopo aver rubato dei soldi. La creazione di un effetto comico su queste situazioni contribuisce ad attutire il giudizio eventualmente negativo del pubblico sulle azioni dei due ragazzi.



L’accelerazione, contrariamente al ralenti, si utilizza raramente al cinema, a meno che non sia “nascosta” agli occhi degli spettatori (come negli inseguimenti o nei combattimenti). La si trova di solito nelle situazioni che gli autori vogliono rendere divertenti. Un po’ perché la normale gestualità umana quando è velocizzata suscita spontaneamente il riso, ma anche per il richiamo delle “comiche” dell’epoca del muto. In quest’ultimo senso l’accelerazione è stata utilizzata da Pier Paolo Pasolini ne “La ricotta” (1963, Italia, episodio del film “Rogopag”). Il mediometraggio racconta del sottoproletario Stracci, perennemente affamato, momentanea comparsa di un film in cui deve interpretare la parte di uno dei ladroni crocefissi con Gesù. Nella scena che segue, Stracci, rimediate mille lire dalla vendita di un cane non suo, corre a comprare una gran quantità di ricotta. La sua azione viene descritta con l’"accelerazione". In questo modo è reso il suo affanno derivante da una sorta di fame atavica. Allo stesso tempo però si spinge il pubblico a ridere di lui e della sua stessa pena, rendendo in qualche modo lo spettatore complice del dileggio collettivo di cui il personaggio è vittima da parte degli altri personaggi. Così il finale tragico servirà da lezione morale, allo stesso tempo, ai personaggi e al pubblico.


Il fermo immagine


Tra gli anni '60 e '70 era piuttosto comune terminare i film con un fermo immagine che dava un senso di sospensione drammatizzante. Questa è la sequenza finale di "I 400 colpi" ("Les Quatre Cents Coups", r. di François Truffaut, 1959, Francia).



Il fermo immagine finale di "Butch Cassidy" ("Butch Cassidy and the Sundance Kid", r. di George Roy Hill, 1969, USA) immortala i due amici nel momento in cui si lanciano fuori dal loro rifugio contro i militari che li circondano. L’espediente suggerisce che, diventando mito, è come se non fossero mai morti.



La velocità variabile


In "300" (r. di Zack Snyder, 2007, USA) si utilizza la tecnica della velocità variabile per rallentare solo i momenti più plastici o violenti dell’inquadratura, in modo da sottolinearli, tornando subito dopo, senza staccare, alla normale velocità.



Il bullet time


Il bullet time è una tecnica in cui il personaggio, il suo intorno e la camera si muovono ciascuno a velocità diverse all’interno della stessa inquadratura. 



La riproduzione inversa


"The Scientist" è un singolo del gruppo musicale britannico Coldplay, pubblicato nel 2002. Il videoclip (r. di Jamie Thraves) è stato montato in riproduzione inversa, ma per fare in modo che la canzone risultasse cantata nel verso corretto, il cantante dovette imparare la canzone al contrario, e gli ci volle circa un mese.



La gran parte delle volte la riproduzione inversa al cinema è nascosta, perché serve a nascondere un effetto speciale. In questa scena de "I dieci comandamenti" ("The Ten Commandments", r. di Cecil B. DeMille, 1956, USA) fu utilizzata la tecnica del blue screen, mentre il prodigio delle acque fu realizzato col reverse delle riprese dell'acqua che entrava nelle piscine dello studio. L'utilizzo del formato panoramico Vistavision aveva reso all'epoca ancor più impressionanti gli effetti speciali.