IL COLORE


Il bianco e nero


"Clerks" (r. di Kevin Smith, 1994, USA) è un film comico sulla giornata di un gruppo di giovani che gira intorno al negozio del protagonista. La ragione della scelta del bianco e nero è dovuta al fatto che... costava meno. 



Il colore nel cinema


"Aladin o la lampe merveilleuse" (di Albert Capellani, 1906, FR) era pieno di effetti speciali, in gran parte realizzati, allora come oggi, in "postproduzione". Il colore (apposto manualmente dopo le riprese) ai tempi del Bianco e nero, era utilizzato non solo per rendere più attraente l'immagine, o per sottolineare costumi ed oggetti (come la lampada), ma anche come "effetto" in sè, si veda la liberazione del genio dall'anfora. 



Le scelte di colore


In questa scena tratta da "Mission Impossible II" (r. di John Woo, 2000, USA) il regista vuole rendere l'emozione del primo incontro di Ethan con la coprotagonista. Per questo viene valorizzato il colore rosso, immagini come il fuoco e il ballo passionale.



La scena dove i due protagonisti di "Jackie Brown" (r. di Quentin Tarantino, 1997, USA) si parlano è filtrata sul rosso. L'atmosfera coloristica, visto il contesto narrativo, comunica un’idea di forte intimità tra i due. La concomitante bassa luminosità non permette di farsi distrarre dall’ambiente circostante e ciò contribuisce a segnalare al pubblico che si tratta di una scena di svolta, il momento in cui Max e Jackie danno inizio ad una relazione fortemente solidale. 



Le battaglie condotte da Dracula per difendere la cristianità sono rese con colori accesi, tendenti al rosso, con le figure che si muovono in silhoutte, come ombre cinesi. Da "Dracula di Bram Stoker" ("Bram Stoker's Dracula", r. di Francis Ford Coppola, 1992, USA).



In questa sequenza tratta da "Dracula di Bram Stoker" ("Bram Stoker's Dracula", r. di Francis Ford Coppola, 1992, USA) Mina e Jonathan si salutano: lui sta per partire per la Transilvania per concludere un affare con il misterioso conte Dracula. Il viaggio è rappresentato da inquadrature dominate da un innaturale colore rosso, associato alla sete di sangue di Dracula. 



"THX 1138" ("L'uomo che fuggì dal futuro", di George Lucas, 1971, USA) può essere considerato un film bianco, tanto questo non-colore è presente, dipingendo una società totalitaria, fredda, dove tutto è votato alla produzione e l'amore è bandito. Anche la scelta dell'illuminazione, appiattente contribuisce a comunicare l'idea di una prigionia senza sbarre. Nella scena la ragazza ha sottratto la droga quotidiana al suo coinquilino, così lui riesce a provare per la prima volta emozioni umane.



In questa sequenza tratta da "Apocalypse Now" (r. di Francis Ford Coppola, 1979, USA) è chiara la strategia coloristica: i colori della cultura attaccante (fumogeni, incendi, fumo...) si sovrappongono ai colori della natura e dei villaggi che con l'ambiente si integrano, appartenenti alla cultura attaccata, in modo da rendere sul piano visivo la violenza dell'occupazione. 



Per la realizzazione di "Un tranquillo weekend di paura" ("Deliverance", r. di John Boorman, 1972, USA) gli autori avevano cercato luoghi senza colori accesi e girato quando era nuvoloso. Così eliminarono l’azzurro del cielo e i riflessi sull’acqua che rendono di solito queste inquadrature festose, come dice il direttore della fotografia Vilmos Zsigmond. Gli unici colori della tavolozza erano il verde, il nero, il bianco e i grigi. Dato che però era quasi primavera erano spuntate anche tinte gialle e rosse. Per questo decisero di desaturare la pellicola.



"Schindler’s List" (r. di Steven Spielberg, dir. fot. Janusz Kaminski1993, USA) fa parte di quel gruppo di film in cui gli autori hanno preferito esprimersi con il bianco e nero per restituire un’impressione di passato, dato che si è abituati ad associare l’assenza di tinte al vecchio cinema. Le sequenze che si riferiscono al presente, infatti, sono a colori. Alcune scene mostrano una delle bambine sequestrate col suo vestito rosso nel mezzo di immagini in Bianco e nero. 



I colori della luce


Nella scena che segue, tratta dal film di Ken Loach "Black Jack"(1979, UK), un criminale che fingeva di essere morto si alza dalla bara e costringe il protagonista a seguirlo. La cinepresa si sposta da un'area dove prevale una dominante fredda (data dalla luce del giorno che entra dalla finestra) ad una zona illuminata da una candela che impone a ciò che la circonda (il volto del ragazzino) una dominante calda



In questa carrellata laterale  tratta da "Shining" ("The Shining", r. di Stanley Kubrick, 1980, USA, UK)  il manager e il suo assistente mostrano a Jack e Wendy alcune caratteristiche dell'hotel. Kubrick amava far coesistere diverse temperature colore nello stesso contesto. Il gruppo attraversa all'inizio e alla fine ambienti con dominante calda e in mezzo uno con dominante fredda (la luce viene dall'esterno). 



In questa scena di "Shining" ("The Shining", r. di Stanley Kubrick, 1980, USA, UK) sono tenute in campo due diverse temperature colore. La prima, rossastra, è quella che domina nella camera sullo sfondo, e serve a ricordare che quello è l'ambiente di una scena precedente. La seconda, bluastra, serve a rendere l'idea che ci si trovi di notte. 



In questa scena tratta da "Il labirinto del fauno" ("El laberinto del fauno", di Guillermo del Toro, 2006, Messico, Spagna) il dottore che cura nascostamente i guerriglieri che resistono ai franchisti viene ucciso dal Capitano Vidal, che ormai ha scoperto il suo doppio gioco. Il passaggio secco di temperatura colore segnala il passaggio dall'interno all'esterno ma prepara anche al cambiamento di destino del dottore.



Nel brano che segue, tratto da "Il labirinto del fauno" ("El laberinto del fauno", di Guillermo del Toro, 2006, Messico, Spagna) le diverse temperature colore servono tra l'altro a connotare in maniera opposta due ambienti opposti, uno è quello del pericolo (la stanza del mostro), l'altro è quello della salvezza (la camera della protagonista).


In questa scena tratta da "Senso" (r. di Luchino Visconti, 1954, Italia), vengono fatte convivere nella stessa inquadratura due dominanti diverse. La protagonista diviene l'amante di un ufficiale nemico. Nella scena che segue l'ufficiale ritorna fingendosi innamorato. La donna, dominata dall'affettività, è costantemente illuminata da toni caldi, l'austriaco da toni freddi, in modo da rendere anche coloristicamente poco credibili le sue dichiarazioni romantiche. 



In queste inquadrature tratte da "Mission: Impossible" (r. di Brian De Palma, USA, 1996) l'ambiente è situato sul fiume, di sera e con la nebbia. Per rendere l'atmosfera si è scelta una dominante di colore bluastra.




"Il conformista" (r. di Bernardo Bertolucci, 1970, IT, FR, Germania Ovest) ha influenzato profondamente la generazione di direttori della fotografia degli anni ’70 a livello internazionale, non per il film in sè, ma per l’uso particolare del colore da parte del direttore della fotografia Vittorio Storaro. Nella prima parte ambientata nell’Italia fascista il film è quasi in Bianco e nero, c’è una divisione netta tra ombre e luce, tutto è finto e si vive come in una prigione. Poi quando i due protagonisti si spostano in Francia dove ancora vige la democrazia la luce filtra nelle ombre e appaiono colori che prima non si vedevano. Dice Storaro: Il contrasto tra giorno e notte, ombre e luce, bianco e nero, tecnologia ed energia: sono tutte cose che si possono riconoscere in me e nel mio lavoro. Cerco di creare una storia parallela a quella che viene raccontata, in modo che grazie alla luce e al colore se ne possa percepire e comprendere, sia consciamente che inconsciamente, il messaggio in maniera molto più chiara.