IL SONORO NEL CINEMA E IN TV

di Giulio Ciarambino


Alfred Hitchcock sosteneva l’idea della totale subordinazione della parola all’immagine. Nel cinema l’immagine deve spiegare e procedere nella narrazione. La parola, semmai, può ripetere un concetto per renderlo ancora più chiaro, ma mai la parola può sostituire l’immagine nel racconto. 

Questo ragionamento fa temere per il ruolo della colonna sonora nel cinema, al contrario la colonna sonora è molto importante. Quella di Hitchcock è una precisazione allo scopo di mettere in guardia da facili soluzioni di sceneggiatura: lo stesso Hitc, del resto, affida l’intero finale di uno dei suoi film più famosi, L’uomo che sapeva troppo, ad un colpo di piatti eseguito durante una sinfonia e ad una canzone cantata da Grace Kelly, Que seras seras, come  refrein per tutto il film ed in modo risolutivo nel finale.

Il colpo di piatti e la canzone, però, non si possono definire propriamente “il parlato”. Si tratta musica e per il colpo di piatti si può parlare, al più, di un effetto sonoro, al pari di un colpo di pistola, un boato, una frenata, dei passi, ecc.

La colonna sonora è in effetti composta da diverse tracce. Ogni traccia è definita dal tipo di suono che contiene. 

Vi sono almeno tre tracce nella colonna sonora: 

a) la traccia (o colonna) del parlato; 

b) la traccia (o colonna) degli effetti sonori; 

c) la traccia (o colonna) della musica.

A) La colonna del parlato contiene i dialoghi, le voci fuori campo, tutto ciò che attiene alla voce. Durante l’esecuzione del montaggio si possono sfruttare più tracks, anzi normalmennte se n’ adoperano almeno due, una per ciascun “dialogante”.

B) Gli effetti sonori sono tutti quei rumori realizzati in presa diretta o aggiunti in post-produzione che compongono la colonna sonora.

C) La colonna della musica, che costituisce un commento al film, è generalmente eseguita espressamente, prima, durante o dopo la sua realizzazione. Ci possono essere musiche eseguite “in scena”, cioè eseguire sul set, durante la ripresa; anche queste trovano posto sulla colona della musica. 

 

Il mixaggio, cioè la miscazione dei suoi, in volumi e equalizzazioni diverse a seconda dei momenti del film e dell’importanza dei suoni, formano la colonna sonora.

Il doppiaggio e le integrazioni sonore

La colonna sonora, ma soprattutto la colonna del parlato,  può essere realizzata in presa diretta o doppiata. Negli Stati Uniti i film si girano, normalmente, in presa diretta; ciò vuol dire che mentre si eseguono le riprese delle immagini, si riprendono anche i rumori meno impegnativi (passi, ecc.) e i dialoghi. Questa pratica si è diffusa anche in Europa ed ormai è pratica comune realizzare un film in presa diretta.  Tuttavia, in alcuni casi (p.e. quando un film prevede l’impiego d’attori non professionisti) è possibile girare un film prevedendo un doppiaggio finale. In questo caso, però, occorre realizzare una colonna del parlato, la cosidetta, “colonna guida”, che servirà al doppiatore, in fase di dopppiaggio per riconoscere le battute e la loro intonazione.

 

Un caso diverso è quello del play back. Si tratta della registrazione di brani musicali o brani musicali cantati usati come base, sulla cui l’attore può cantare seguendo il ritmo o la canzone. Tale stratagemma permette di avere il movimento delle labbra dell’attore identico in tutte le prese della stessa inquadratura o di inquadrature che si devono raccordare tra loro. In fase di montaggio si adopera la registrazione come colonna definitiva. Questa tecnica è usata per la realizzazione dei video m usicali e dei musical.

La colonna internazionale

Un caso diverso è quello di un film destinato all’esportazione in un paese con lingua diversa da quella in cui è stato girato. Il caso più comune è quello dei film hollywoodiani che sbarcano sui mercati di tutto il resto del mondo. In questo caso, la casa di produzione esporta il film con una “colonna internazionale”, vale a dire una colonna sonora comprendente musica e rumori. La colonna del parlato, doppiato, è quindi realizzata e applicata successivamente, di solito nel paese di esportazione.

Musica e rumori

Musica e rumori hanno la funzione di segnare alcuni passaggi del film. Nel caso dei rumori, a questa funzione, si aggiunge quella dare al film un maggiore realismo.

 

Musica e rumori possono segnare i passaggi del film, sotto forma di commento, sia sottolieando una concordanza con le immagini, come nel caso tipico della scena d’amore cui si accosta un crescendo di violini, sia contraddicendo ciò che si vede, in una sorta di contrappunto sonoro, come nel caso di una famosa scena di Arancia meccanica di Stanley Kubrick, allorchè a scene di estrema violenza si accompagna la musichetta allegra di Singing in the rain. Allo stesso modo, per ottenere gli stessi effetti, possono essere sistemati gli effetti sonori.

Il parlato

Se seguiamo l’ indicazione di Hitchcock, il parlato nel film è un corredo alle immagini, che approfondiscono un senso che è già dato dalle immagini. In realtà non propriamente così. Se è vero che esistono film che quasi non hanno bisogno di parole, per altri film è vero il contrario. Si pensi soltanto a quanta comicità cinematografica (dai fratelli Marx a Woody Allen, ai fratelli Choen) si fonda sulla battuta. E’ vero però che il film è principalmente un racconto visivo, che si articola attraverso una successione di inquadrature e che per molti (terribili) estimatori cinefili il vero cinema rimane quello dell’epoca del muto.

Con la nascita del sonoro, del resto, il cinema fece, nell’immediato un passo indietro, nelle sue capacità espressive. In particolare il ritmo si dovette adfattare alla lunghezza della battura pronunciiata dall’attore, subendo quindi un rallentamento, a volte molto accentuato. Per ovviare a questi rallentamenti imposti dalle battute  molti registi adottarono l’espediente del “fuori campo”. Adottarono, cioè, quella tecnica che il regista russo Ejsenstejn teorizzò nel 1928 nel suo “Manifesto dell’asincronismo”.

Che cos’è il fuori campo? Molto banalmente, per fuori campo si iintende s’ intende una qualsiasi battuta o commento che avviene fuori dalla portata visiva della Mdp: può essere il testo di commento di un documentario, può essere una battuta recitata mentre inquadriamo il personaggio che la sta ad ascoltare (in piano di ascolto). Quest’ultimo caso è frequentissimo. Se prestassimo attenzione al montaggio del film e provassimo a contare la quantità dii battute o parte di battute recitate inquadrando il personaggio che ascolta, troveremmo delle interessanti sorprese: la maggior parte delle battute sono recitate a cavallo tra una inquadratura e l’altra, se non addirittura su un piano d’ascolto. Vi sono poi dei virtuosismi nei quali intere scene sono sintetizzate attraverso un fuori campo. Una di queste si trova in “The long good bye” di Robert Altmann. Marlowe, il protagonista, è andato fino in Messico per indagare sulla presunta morte del suo amico Lennox; corrompe il funzionario di polizia e in un dialogo memorabile, recitato mentre vediamo la sua auto girovagare per le strade, veniamo a conoscenza dei particolari della scomparsa.

 

In questo caso le parole concordano perfettamente con ciò che vediamo o, per lo meno, non vi è alcuna contraddizione. Al contrario in altri casi, come con la musica, le parole recitate fuori campo, possono contraddire ciò che si vede. Esempi illustri ve ne sono in gran quantità: in “Singing in the rain”, quando Gene Kelly descrive i suoi esordi nel cinema come anni favolosi e lo vediamo invece alle prese con numerose difficoltà; in “Arizona Junior”, quando Nicholas Cage descrive il carcere come un luogo, tutto sommato, accogliente e vediamo esattamente l’opposto.

Il suono nella televisione

 

 

 

 

Nella televisione il ruolo del sonoro non ha le stesse connotazioni di quello impiegato nel film.  In linea generale si può affermare che i rumori in televisione sono assenti. Del resto il set della televisione è spesso un teatro di posa, dove si mette in scena un salotto, uno studio, luoghi quasi sedmpre privi di realismo, ammesso che il realismo sia uno degli obiettivi (e non lo  è ) della televisione.

La musica invece vi compare in diverse occasioni, sia per sottolineare dei passaggi all’interno di una trasmissione o di un programma, sia per passare da un programma ad un altro, sotto forma di sigla. In questi casi si tratta di musiche pre-registrate, che vengono inviate o in studio, per segnalare il momento anche ai partecipanti della trasmissione, o inviata direttamente dalla regia all’etere, come nel caso delle sigle.

Vi sono inoltre programmi dedicati interamente alla musica, o che nella musica trovano un momento fondamentale. La tecnica del Play-back (o di un parziale play-back) è ampiamente utilizzata; molte trasmissioni, specie quelle che si fondano sulla musica e sulla canzone, offrono lo spettacolo musicale in diretta, con una orchestra e un direttore d’orchestra che si esibiscono in studio e che diventano parte dello spettacolo.

Infine il parlato. Abbiamo già sottolineato come la televisione sia foondata sulla parola, poiché ha come progenitore la radio. Bisogna notare, però, che la quota e le modalità del parlato in relazione all’immagine differiscono da programma a programma. Vale la penna, quindi, di analizzare un’intera settimana televisiva stilando una graduatoria di programmi sulla base della “quantità di parlato” presente in ciascuno.  


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