IL FAR WEST E IL CINEMA


Una volta sconfitto il Messico ed eliminato il problema dei nativi ad est del Mississipi, gli USA si concentrarono sulla colonizzazione del West, abitato in gran parte da nativi e messicani. Gli USA si erano allargati territorialmente solo dal punto di vista formale, perché nella realtà non erano loro che abitavano, e quindi controllavano, quei luoghi. Per questo gli USA promossero una aggressiva politica di colonizzazione dell'Ovest. A partire dalla seconda metà del XIX secolo la corsa all'Ovest da parte dei coloni bianchi assunse caratteristiche di massa. E ciò portò allo scontro con i popoli nativi, spesso le stesse tribù che erano già state espluse dall'Est qualche decennio prima.

Il movimento di colonizzazione fu rapido e caotico, e per questo si potrebbe dire che i coloni arrivarono prima delle istituzioni statali. I territori dell'Ovest (il "West") furono per qualche decennio uno spazio virtualmente senza legge, fatto di comunità isolate, dove lo scontro tra soggetti sociali diversi o individui veniva spesso risolto sulla base dei puri rapporti di forza, senza mediazione istituzionale. E' il clima che pervade il genere western, ambientato in quella parte degli USA che non era ancora stata colonizzata completamente dai bianchi. Solo alla fine degli anni '80 del XIX sec. il processo poteva dirsi concluso, nel senso che lo "Stato" aveva stabilito in ogni luogo  il proprio ordine, sterminando gli indiani e imponendo le proprie leggi. La colonizzazione fu favorita da una serie di processi, ognuno dei quali è stato celebrato dalla cultura popolare del XIX secolo -attraverso romanzi, stampe e canzoni - e del XX secolo - soprattutto attraverso il cinema, il fumetto, la televisione.


LE CAROVANE DI PIONIERI


Le carovane (wagon train) erano lunghe file di carri coperti (covered wagon) che trasportavano persone e merci nel West, prima dell’arrivo della ferrovia, verso le nuove terre da coltivare o da trattare a pascolo. Il carro coperto più diffuso nel West era il "Prairie Shooner", trainato da due cavalli (o muli o buoi) e poteva portare quattro persone e poche cose. La versione più antica e più capiente (il "Conestoga") era trainato da quattro a sei animali. Lungo il tragitto i carri procedevano in fila durante il giorno, poi alla sera si disponevano in cerchio per migliorare le capacità di difesa. Le carovane, con l'aiuto iniziale di trapper ed esploratori, aprirono e percorsero delle piste, tra le più famose è l'Oregon Trail (che portava dal Missouri all'Oregon, utilizzata da circa 400.000 pionieri, soprattutto tra il 1841 e il 1855). Un'altra pista famosa: la Mormon Trail che portò i mormoni nell'Utah nel 1846-47; la Bozeman Trail dal Montana all'Oregon (1863-68). L'epopea delle carovane terminò con l'affermarsi del trasporto ferroviario.
Ai tragitti delle carovane dei pionieri si ispirarono diversi film. Nella gran parte di questi si opera una sorta di ribaltamento: le terre sembrano non essere di nessuno, e dunque, l'opera dei coloni appare eroica ed inoffensiva. Gli attacchi indiani (ve ne furono molti di meno di quanto i film lascino pensare) vengono fatti apparire come irragionevolmente violenti e gratuiti, animati dalla volontà di saccheggio, più che da quella di difendere la propria terra. I pionieri ("The Covered Wagon", r. di James Cruze, 1923) tratto dal romanzo di Emerson Hough che raccontava con toni epici le traversie di una carovana lungo l'Oregon Trail ebbe un successo travolgente e dette il via ad una serie di western epici. Il tema era già stato trattato da "Wagon Tracks" con William Hart nel 1919, e fu poi ripreso da molti altri tra i quali "Il grande sentiero" ("The Big Trail", r. di Raoul Walsh, 1930), "L'ultima carovana" ("Fighting Caravans", r. di Otto Brower, 1931), "Oregon Trail" (r. di Scott Pembrok, con John Wayne, 1936), "La carovana dei mormoni" ("Wagon Master", r. di John Ford, 1950), "Là dove scende il fiume" ("Bend of the River", r. di Anthony Mann, 1952). La prima didascalia de "I pionieri" dice: "Il sangue dell'America è il sangue dei pionieri: sangue di uomini e donne dal cuore di leone che hanno costruito una magnifica civiltà in zone selvagge e sconosciute". In realtà erano conosciute, dagli indiani, da centinaia d'anni.

"La carovana dei mormoni" ("Wagon Master", r. di John Ford, 1950).

"Là dove scende il fiume" ("Bend of the River", r. di Anthony Mann, 1952)



LA CRESCITA DELL'ALLEVAMENTO DI BESTIAME


Nel West l'allevamento costituì la principale attività economica per molti decenni. La tipica unità del colono, ad imitazione di quella analoga messicana, era il ranch autosufficiente formato dall'abitazione della famiglia, un recinto (corral) per i cavalli, gli abbeveratoi e vasti territori dove far pascolare libere le mucche. Il lavoratore caratteristico di questo ambiente era il cowboy: il suo tipico vestiario e gli accessori derivavano da quelli del "vaquero" messicano: cappello a falde larghe, stivali con tacco alto e a punta, pistola, lazo, pantaloni larghi. L'allevamento avveniva in regime di "open ranch". In pratica i bovini erano marchiati e lasciati allo stato brado. Dagli anni quaranta i bovini erano poi portati con lunghi viaggi (cattle drives) verso i mercati della carne. Con la costruzione della ferrovia transcontinentale e il crollo dei prezzi dei bovini nel Sud impoverito dopo la sconfitta nella Guerra Civile, gli spostamenti di bestiame dal Sud al più ricco Nord aumentarono molto, soprattutto tra il 1866 e il 1886, e le piste che così si formarono andavano dal Texas al punto più vicino della ferrovia, dove i bovini erano poi imbarcati. La pista più famosa fu quella che dal Texas arrivava ad Abilene, in Kansas, e che fu chiamata "Chisholm Trail". E i pericoli che si correvano lungo il tragitto (ostacoli naturali, banditi, indiani...) fornirono materiale per parecchi film. I viaggi coinvolgevano circa 3.000 bovini alla volta per i quali era necessario il lavoro di una decina di cowboy con tre cavalli a testa (c'era anche un cuoco che guidava un chuck wagon, di solito trainato da buoi, e che spesso fungeva anche da medico). Lungo le piste sorsero delle "cow towns": Abilene, Dodge City e Wichita... Le cow towns si arricchirono anche grazie ai servizi che offrivano ai cowboys che vi soggiornavano dopo le loro estenuanti traversate. Saloon e bordelli si moltiplicarono e i problemi di ordine pubblico favorirono la fama di sceriffi (marshal) particolarmente determinati. .Gli implacabili (The Tall Men, r. di Raoul Walsh, con Clark Gable, Jane Russell e Robert Ryan, 1955).I cowboys (The Cowboys, r. di Mark Rydell, con John Wayne, 1972).

"Il fiume rosso" ("Red River", r. di Howard Hawks, con John Wayne e Montgomery Clift, 1948).

"I cowboys" ("The Cowboys", r. di Mark Rydell, con John Wayne, 1972).



LA CORSA ALL'ORO


Nella seconda metà del XIX l'unificazione territoriale e la migliore conoscenza del territorio favorirono la migrazione repentina di decine di migliaia di individui verso i luoghi dove venivano scoperte vene d'oro. Questo movimento favorì la colonizzazione (nacquero città come San Francisco, ma altre sparirono appena esaurito il metallo, e vennero chiamate "ghost town"), provocò guerre con gli indiani che vi abitavano e raramente causarono l'arricchimento dei cercatori, spesso spogliati economicamente da coloro che si occupavano della logistica. La corsa all'oro (gold rush) più conosciuta è quella verso la Sierra Nevada in California (dal 1849 al 1855), che provocò la virtuale sparizione dei nativi (passarono da 150.000 del 1845 a 30.000 nel 1870) a causa dei saccheggi operati dai bianchi, la loro riduzione in schiavitù e la morte per le malattie infettive. Altre corse all'oro particolarmente partecipate furono: Colorado (dalla fine degli anni 1850), Black Hills (dal 1863), Klondike (tra Alaska e Canada, dal 1896). A quest'ultima partecipò anche lo scrittore Jack London, e i territori selvaggi in cui visse gli ispirarono i suoi romanzi di maggior successo, tra i quali "Il richiamo della foresta" ("The call of Wild", 1903) che narra la storia di un cane portato tra i cercatori d'oro e che dopo l'uccisione del padrone (cui si era molto affezionato) per mano degli indiani, torna alla vita selvaggia. Diversi film sono stati tratti da questa storia. Nella stessa ambientazione si svolge "La febbre dell'oro" ("The Gold Rush"), il capolavoro di Charles Chaplin (1925). Vari film sono basati su questi avvenimenti. "I compari" ("McCabe & Mrs. Miller", r. di Robert Altman, 1971) è molto critico verso gli avvenimenti storici, che vengono spogliati di ogni aspetto mitologico. Alcune popolari canzoni del vecchio west come "Oh My Darling, Clementine" e "Oh! Susanna" furono ispirate al lavoro in miniera.

"La febbre dell'oro" ("The Gold Rush", r. di Charles Chaplin, 1925).

"I compari" ("McCabe & Mrs. Miller", r. di Robert Altman, 1971).



L'HOMESTEAD ACT


Una serie di leggi incoraggiavano la colonizzazione agricola di quelle che venivano considerate "terre selvagge". Con il "Preemption Act" del 1841, si stabiliva la vendita a basso costo di terreni per uso agricolo nelle aree dell'Ovest abitate dagli indiani. Una ulteriore liberalizzazione fu però ostacolata dagli stati del Sud, che temevano che le fattorie libere potessero far concorrenza ai latifondi del Sud dove venivano impiegati gli schiavi. Con la secessione degli stati del Sud il Congresso approvò nel 1862 l'Homestead Act che concedeva, ad un prezzo simbolico, 65 ettari di terra da coltivare a chi ne faceva richiesta. L'assegnazione di "terre vergini" proseguì fino alla fine del secolo anche con le cosiddette Land Run, vere e proprie gare cui partecipavano decine di migliaia di aspiranti coloni. Quella del 1893 (Cherokee Strip Land Run) è stata immortalata da numerosi film tra i quali: "Cuori ribelli" ("Far and Away", r. di Ron Howard, 1992), "Tumbleweeds" (con William S. Hart, 1925), "Cimarron" (r. di Wesley Ruggles, 1931). L'estensione dell'allevamento comportò anche il bisogno di prodotti agricoli sia per le bestie che per gli umani, dopo l'homestead act arrivarono nel West molti farmers e ciò provocò conflitti con quegli allevatori che si erano ingranditi e che erano abituati a considerare come propri enormi estensioni di terreno utilizzato come open ranch. I farmers invece erano costretti a recintare il loro terreno per impedire al bestiame di rovinare i raccolti. Per questo si aprirono numerosi conflitti, anche sanguinosi tra allevatori e contadinioggetto di numerosi film del genere western. L'open range finì con il 1886-87 quando un rigidissimo inverno provocò una enorme moria di bestiame, che convinse i grandi allevatori a passare ad una forma di allevamento più moderno e intensivo.

"Il cavaliere della valle solitaria" ("Shane", r. di George Stevens, 1953). Un'allevatore ingaggia dei mercenari per cacciare dei contadini. Questi resistono, e sono aiutati da un misterioso cavaliere.

"I cancelli del cielo" ("Heaven's Gate", r. di Michael Cimino, 1980). Si ispira alle vicende realmente accadute a Johnson Country nel 1890, quando un gruppo di mercenari al soldo degli allevatori aiutati dalla cavalleria fece strage di contadini immigrati.



I MEZZI DI TRASPORTO


Prima del telegrafo, fece servizio per un breve tempo intorno al 1860 da una costa all'altra il Pony Express che portava i messaggi a cavallo attraverso stazioni di cambio. Vi lavorarono Buffalo Bill e Wild Bill Hickok. Anche la diligenza (stagecoach) a partire dagli anni 1850 ebbe un ruolo importante nelle comunicazioni e nel trasporto di persone e denaro prima che si sviluppasse la ferrovia. L'agenzia più potente nel settore era la Wells Fargo. Il sistema ferroviario statunitense si era potentemente sviluppato nell'Est e si progettò la costruzione di un tratto che lo unisse anche alla costa Ovest: la ferrovia transcontinentale (Transcontinental Railroad). Nel 1862 Lincoln dette il via alla costruzione che fu completata nel 1869. La realizzazione venne affidata a due società private (la Union Pacific e la Central Pacific) che si incontrarono a metà strada. Queste compagnie costruirono in fretta e male, perché l'accordo col governo prevedeva che potessero impossessarsi dei terreni intorno ai binari, il che fu causa anche di numerosi abusi ai danni dei contadini. Le due compagnie sfruttarono selvaggiamente manodopera a basso costo: soprattutto cinesi (i cosiddetti coolies), ed anche indiani, irlandesi (i paddies), italiani, tedeschi, polacchi. Le vittime tra i lavoratori, in mancanza di adeguate misure di sicurezza e di strumenti moderni, furono numerose: la linea ferroviaria fu costruita pressoché a mano. Una volta terminata, il salto di qualità nella capacità di trasporto si fece da subito sentire: mentre le carovane impiegavano dai quattro ai sei mesi per attraversare gli States, con la ferrovia bastavano pochi giorni. A questa impresa è dedicato tra gli altri il film apologetico "Il cavallo d'acciaio" ("The Iron Horse", r. di John Ford, 1924), e in termini critici "C'era una volta il West".

"Pony Express" (r. di Jerry Hopper, 1953).

"C'era una volta il West" (r. di Sergio Leone, 1968, Italia).



IL BANDITISMO


La colonizzazione del West avvenne in maniera rapida e caotica, non organizzata da parte dello Stato. Così per alcuni decenni sorsero fattorie, allevamenti, paesi e città dove la legge veniva applicata male o niente affatto. Le risorse armate dello Stato infatti erano impegnate ad affrontare i nativi. Nei piccoli paesi i cittadini eleggevano uno sceriffo (marshall o sheriff) che in teoria doveva far applicare la legge, contro i numerosi evasori dell'ordine. Nella realtà molti conflitti venivano risolti dagli interessati in forma violenta, la pratica del linciaggio era diffusa, gli sceriffi erano spesso espressione di una delle fazioni che nelle città si affrontavano e il confine tra banditismo e l'esercizio di varie attività legali era spesso labile. Ad esempio il saloon, il luogo dove si poteva bere alcolici e si giocava a carte, era spesso anche il luogo dove si esercitava la prostituzione; il furto di bestiame era a volte opera di altri allevatori; e così via. Del resto in una realtà priva di stato sociale e di tutela, era molto facile per l'individuo cadere nella più assoluta povertà e dunque trovarsi nella necessità di delinquere o, nel caso delle donne, di prostituirsi. Il mito del West ha invece trasmesso l'immagine di sceriffi integri, disponibili ad applicare imparzialmente la legge anche rischiando la propria vita ed una divisione molto chiara e netta tra "onesti cittadini indifesi" e i "banditi". Alcuni banditi divennero dei miti al di là di quel che furono nella realtà storica: in una situazione di debolezza dello Stato e della sua capacità di difendere i più deboli, la gente credeva volentieri all'esistenza presente e passata di individui che beffavano le autorità e si opponevano ai potenti.


Uno dei più famosi banditi fu Billy the Kid. Si chiamava in realtà Henry McCarty. Nacque nel 1859 da poveri genitori irlandesi e rimase presto orfano. A 16 anni fu arrestato per la prima volta, probabilmente per un equivoco, ma riuscì a scappare di prigione. Dopo aver ucciso un uomo nella segheria dove lavorava, fu arrestato e di nuovo scappò. Si trovò coinvolto nella guerra che sconvolse la Contea di Lincoln in Nuovo Messico dal 1878. Partecipò alle imprese della banda dei Regolatori che combattevano per una delle due fazioni, quella legata ai rancheros, contro il locale monopolio. Sconfitta la banda, Billy fu chiamato a testimoniare in cambio dell'amnistia. In realtà fu rimandato in prigione, e di nuovo fuggì. Sopravvisse per un anno e mezzo rubando bestiame, giocando d'azzardo e uccidendo. Fece amicizia con un barista locale, che era stato cacciatore di bufali, di nome Pat Garrett, ma quando quest'ultimo divenne sceriffo si mise alla caccia di Billy sino ad arrestarlo. Billy fu condannato all'impiccaggione, ma di nuovo riuscì ad evadere. Cadde però nello stesso anno, 1881, in un'imboscata di Pat Garrett e da questi ucciso. Poco conosciuto durante la sua vita, entrò nella leggenda quando lo stesso Pat Garrett pubblicò una sua biografia, piuttosto sensazionalistica.

"Il mio corpo ti scalderà" ("The Outlaw", r. di Howard Hughes, 1943).

"Pat Garrett & Billy the Kid" (r. di Sam Peckinpah, colonna sonora di Bob Dylan, 1973).



Wild Bill Hickok è il soprannome di James Butler Hickok (1837-1876) il più famoso pistolero statunitense. Nel 1859 lavorò nella compagnia del Pony Express. Nel corso della Guerra di Secessione fu impiegato come esploratore per l'esercito dell'Unione. Successivamente fu sceriffo di città turbolente, come Abilene dove i suoi metodi determinati e la sua perizia con la pistola gli consentirono di far rispettare la legge, senza che venisse meno la sua fama di abile giocatore d'azzardo. Prese parte anche allo spettacolo sul Selvaggio West organizzato da Buffalo Bill. A Deadwood, dove conobbe Calamity Jane, venne ucciso alle spalle per ragioni ancora non chiarite da John McCall. Curiosità: al momento della sua uccisione, Hickok aveva in mano una coppia di otto e una di assi, di fiori e picche. Per questa ragione la combinazione sarebbe stata chiamata poi la "mano del morto". 

Il vero nome di Calamity Jane era Martha Jane Canary-Burke (1852-1903). E' entrata nella leggenda per essere stata il primo pistolero donna. In un'epoca in cui ci si aspettava da una donna del West che fosse dedita alla cura della famiglia (tanto più dura se si pensa che in quella parte del Paese non esisteva alcun tipo di servizio sociale) Calamity Jane rappresentava l'esatto opposto. E un comportamento che di solito era associato a quello dei maschi, era considerato strano o riprorevole o sorprendente. Calamity faceva da scorta alle diligenze, sparava, vestiva da uomo, si ubriacava e giocava d'azzardo. In realtà la sua vita fu assai poco romantica, con figli dati in affidamento, e l'esercizio dei più diversi mestieri, tra i quali anche quello di prostituta. Controversa fu la sua relazione con Wild Bill Hickok, secondo lei padre di sua figlia, secondo altri (e la gran parte degli storici) solo un amico degli ultimi anni. In ogni caso le loro tombe giacciono una accanto all'altra.

"Hickok" (r. di Timothy Woodward Jr., 2017).

"La conquista del West" ("The Plainsman", r. di Cecil B. DeMille, 1936).



Wyatt Earp (1848-1929), insieme ai suoi fratelli e all'amico Doc Holliday si trasferì a Tombstone nel 1879, una mine town in via di sviluppo, dopo essersi guadagnato una fama di sceriffo implacabile a Dodge City. A Tomstone il clan dei Clanton e i loro alleati erano dediti in parte all'allevamento e in parte al banditismo (che però "esercitavano" fuori dal paese). Subito si scontrarono con gli Earp (uno dei fratelli era sceriffo "federale"), accusati di curare solo i propri interessi (il gioco d'azzardo, il saloon e probabilmente l'esercizio della prostituzione). I due gruppi si scontrarono nel 1881 in quella che divenne la più famosa sparatoria della storia del West (anche se in realtà ci furono solo due morti, appartenenti al clan Clanton) e che passò come la "sfida all'OK Corral" (Gunfight at the O.K. Corral, pur avendo avuto luogo in un'altra zona del paese). La gran parte dei film dedicati alla vicenda colloca il climax nel momento della sparatoria. Nella realtà la faida durò un altro anno e vide la morte di uno dei fratelli, il ferimento di un altro e l'uccisione di alcuni membri del clan avversario. L'ambigua figura di Wyatt Earp è descritta invece come eroica e senza macchia nei film ad essa dedicati.

"Sfida infernale" ("My Darling Clementine", r. di John Ford, 1946).

"Wyatt Earp" (r. di Lawrence Kasdan, 1994).