LA FASE LETTERARIA NEL CINEMA


Il film, prima di essere preso in mano dal regista ed acquisire la forma visiva che tutti conosciamo, è previsto per intero su carta, in un testo che si chiama sceneggiatura. La sceneggiatura è cosa ben diversa da un testo teatrale o da un romanzo, che "stanno su da soli". La sceneggiatura è come il progetto dettagliato di un grande edificio: senza il progetto non c'è costruzione. Del resto, però, se il progetto architettonico non si realizza, vale ben poco.

Questa sua natura particolare (essere "parte" di un processo che non si conclude con l'atto di scrivere) ha tutta una serie di conseguenze. In un'opera teatrale ad esempio si lascia molto spazio ai dialoghi, dato che le possibilità di azione dei personaggi è limitata, nella sceneggiatura invece ci si deve preoccupare soprattutto delle azioni. In un romanzo possiamo descrivere, ad esempio, cosa sta pensando un personaggio; nella sceneggiatura dobbiamo trovare il modo di "mostrarlo" con azioni o con dialoghi.

Date queste particolarità la fase letteraria nel cinema è gestita da personale specifico: gli sceneggiatori. Il loro ruolo è storicamente sottostimato, dato che solitamente il merito del successo di un film viene attribuito al regista. In realtà quando usciamo da un cinema commentando "che bella storia", oppure "che bei dialoghi", stiamo in realtà facendo un complimento allo sceneggiatore. Lo sceneggiatore mette su carta i tratti della storia articolandola in un intreccio, le caratteristiche dei personaggi, i tratti generali dell'ambientazione, i dialoghi e stabilisce il tono del film. L'insieme di questi fattori viene chiamato drammaturgia, cioé l'insieme degli strumenti che lo scrittore utilizza per "drammatizzare" qualcosa, ovvero per renderlo interessante al pubblico cui intende rivolgersi. Compito del regista, poi, è quello di "tradurre" quel che è implicito nella sceneggiatura in immagini: dirigendo il lavoro sul set, decidendo dove collocare la camera, guidando gli attori. In molti film, comunque, il regista collabora alla sceneggiatura e in alcuni rari casi ne è l'autore esclusivo.

La sceneggiatura non si rivolge direttamente ad un largo pubblico, ma ad alcune figure professionali che devono concretamente realizzare il film, per questo è basata su una particolare tipologia di scrittura. Essa non si preoccupa solo di drammatizzare: deve possedere anche una natura progettuale. La sceneggiatura infatti è la base di riferimento di tutti i realizzatori del film (regista, produttore, attori, scenografo, costumista, ecc.), che dalle pagine scritte devono ricavare utili e chiare informazioni. Per questo lo sceneggiatore deve scrivere seguendo determinate regole e all'interno di una particolare impaginazione.

Gli sceneggiatori non scrivono "di getto" il testo filmico. Al contrario il processo è assai lungo (si misura in mesi, mentre le riprese in settimane) e si sviluppa per fasi successive che via via arricchiscono, articolandolo e perfezionandolo, il materiale iniziale. Si parte da un primo elaborato che viene chiamato soggetto (poche pagine per illustrare i tratti generali della storia e "convincere" chi dovrebbe produrre il film): spesso non è opera dello sceneggiatore, che solitamente riceve l'incarico di sviluppare idee di altri (ad esempio adattando opere letterarie).

Una volta che il soggetto ha buone possibilità di essere finanziato, lo scrittore elabora la sceneggiatura attraverso diverse fasi intermedie (in Italia quasi sempre attraverso una scaletta e quindi un trattamento) e rielaborazioni. Spesso, anche dopo la consegna dello scritto, il regista interviene, altre volte sono gli stessi attori che apportano modifiche ai dialoghi, e in montaggio, intere scene previste in sceneggiatura e poi effettivamente girate possono "saltare". Il film ultimato dunque è nella gran parte dei casi differente da quello previsto in sceneggiatura.

La sceneggiatura cinematografica non ha solo una valenza drammaturgica, ma anche progettuale. Su quel testo cioé si basa il lavoro di tutta una serie di professionalità che dovranno poi concretamente realizzare il film e trarre dalla sceneggiatura le indicazioni indispensabili al proprio specifico contributo. Lo sceneggiatore dunque non deve solo saper raccontare bene una storia, ma anche far sì che questa comunichi a chi il film lo metterà in piedi, e ciò avviene attraverso un particolare tipo di scrittura e una precisa impaginazione.

Anche le altre forme di intrattenimento e comunicazione visiva passano attraverso una fase di scrittura. Anche le commedie e i drammi teatrali si basano su solidi testi scritti. A differenza della sceneggiatura cinematografica però, il testo teatrale vive di vita propria e nel corso del tempo può essere variamente interpretato da diversi registi. Non a caso il drammaturgo gode in genere di una fama superiore a quella dei registi che hanno messo in scena i suoi testi. La sceneggiatura cinematografica invece "sparisce" nel film. Ma, tra testo teatrale e testo cinematografico, non vi è solo una differenza di funzione:

"In un'opera teatrale, la gran quantità di ciò che è scritto, consiste nel dialogo tra i personaggi; in una sceneggiatura la bilancia pende verso la descrizione delle scene, le azioni dei personaggi e l'ottica del pubblico. Con il rischio di semplificare eccessivamente due entità complesse, si può affermare che un'opera teatrale dipende dalle parole dei personaggi che fanno sentire il peso della narrazione, mentre una sceneggiatura, e il relativo film, dipendono dalle azioni dei personaggi." (Howard e Mabley, Gli strumenti dello sceneggiatore, p. 20)

La scrittura della sceneggiatura, del resto, differisce anche da quella tipica della letteratura:

"Un libro può cominciare con dei dialogi per passare poi a descrivere una stanza, riprendere con altri dialoghi, tornare a descrivere i particolari della stanza, tornare ancora ai dialoghi e così via. La cinepresa fa tutto questo istantaneamente. Passa da una scena a un dialogo con grande rapidità dando l'impressione che la storia sia sempre di corsa."
(William Goldman in Howard e Mabley, Gli strumenti dello sceneggiatore, p.74)

Molte sceneggiature (definite nella terminologia del premio Oscar "non originali") sono costruite a partire da altri testi. Spesso si tratta di adattamenti da testi teatrali o di riduzioni di romanzi. In questo caso c'è un lavoro, a volte più complesso di quello necessario a sviluppare un soggetto originale, di eliminazione e trasformazione di elementi non traducibili nel linguaggio cinematografico. La scarsa fedeltà di molte "trascrizioni" è spesso dovuta non a cattiva volontà, ma alle particolari caratteristiche della drammaturgia nel cinema.


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