Nel macrogenere horror gli spettatori assistono al film per provare l'emozione della paura e/o del ribrezzo. Il termine orrore in effetti riassume le due emozioni e si differenzia dall'ansia, che è una emozione più tenue, tipica di altri generi, come il thriller. Vi sono molti film che in alcuni momenti della narrazione puntano a suscitare paura e/o ribrezzo, ma ciò non fa di essi degli horror. Un film può essere considerato horror quando l'emozione prevalente e continuativa che intende suscitare nel pubblico è quella dell'orrore, dunque una miscela variabile di paura e ribrezzo.
Può sembrare bizzarro che il vasto pubblico investa risorse per vivere emozioni che nella realtà quotidiana cerca di evitare. Il fatto però di provare sensazioni di paura insieme alla contemporanea coscienza di stare al sicuro dentro una sala cinematografica, o nel salotto di casa, costituisce un elemento di attrazione. Si tratta della stessa attrazione che si prova con quei giochi che promettono brividi e terrore nei parchi divertimento: ci si spaventa, ma allo stesso tempo ci si diverte, consapevoli che la paura non ha vero fondamento.
Il macrogenere horror risponde dunque a bisogni permanenti degli esseri umani. Le forme che però ha assunto nel corso della sua storia sono le più varie e possono essere raggruppate in una serie di generi, sottogeneri e filoni fortemente dipendenti dal periodo storico in cui si sono sviluppate. Naturalmente esistono molti horror esterni a questi raggruppamenti. Quando il cinema sforna un horror che non incontra le paure collettive della sua epoca (ad esempio gli zombie di "La notte dei morti viventi" del 1968) non prolifica, non trova cioè imitatori e non dà vita a un genere. Può accadere però che la sua forma verrà recuperata più tardi, quando risponderà meglio alle mutate condizioni storiche, come accaduto negli anni Duemila con le decine di film sugli zombie.
I primi horror furono realizzati da registi tedeschi nel primo dopoguerra: anni Venti. Il periodo storico che la Germania stava attraversando è stato tra i più complessi della sua vicenda storica: il vecchio regime era stato spazzato via, ma incombevano il senso di sconfitta e le ferite della guerra, nonché una situazione economica molto instabile. Il senso di insicurezza collettiva si rifletteva anche in un cinema dai contenuti pessimisti, dai personaggi inquietanti, dalle tinte fosche. Il gruppo di film che è stato poi denominato espressionista non aveva era caratterizzato da elementi formali che saranno poi adottati dal genere horror: una illuminazione che valorizzava le ombre, i forti contrasti di luce, il buio; scenografie contorte e cupe; personaggi di assoluta malvagità. Non a caso alcuni degli autori, emigrando ad Hollywood, furono tra i realizzatori di film horror, ad d esempio Karl Freund. Tra i film più significativi: "Il Golem" ("Der Golem, wie er in die Welt kam", r. di P. Wegener, 1920 prequel del precedente "Der Golem" del 1915) in cui un mostro d'argilla creato da un rabbino a difesa del ghetto ebraico, sfugge al controllo del suo creatore e semina distruzione; "Il gabinetto del dottor Caligari" ("Das Cabinet des Dr. Caligari", r. di R. Wiene, 1920) in cui un direttore di uno spettacolo da circo comanda azioni criminali ad un essere in permanente stato ipnotico; "Nosferatu il vampiro"("Nosferatu, eine Symphonie des Grauens", r. di F.W.Murnau, 1922), una variante della storia di Dracula.
"Il Golem" ("Der Golem, wie er in die Welt kam", r. di P. Wegener, 1920).
"Nosferatu il vampiro" ("Nosferatu, eine Symphonie des Grauens", r. di F.W.Murnau, 1922).
La statunitense Universal dopo il successo de "Il gabinetto del Dottor Caligari" si lanciò nel genere con un attore specializzato: Lon Chaney che interpretò film quali "Il gobbo di Notre Dame" ("The Hunchback of Notre Dame", r. di Wallace Worsley, 1923) e "Il fantasma dell’opera" ("The Phantom of the Opera", r. di Rupert Julian, 1925). Un film influente per la successiva ondata di horror fu "Il castello degli spettri" ("The Cat and the Canary", 1927) del regista tedesco di formazione espressionista Paul Leni.
"Il gobbo di Notre Dame" ("The Hunchback of Notre Dame", r. di Wallace Worsley, 1923).
"Il castello degli spettri" ("The Cat and the Canary", r. di Paul Leni, 1927).
Con l'avvento del sonoro la Universal decise di investire ancora più fortemente di nuovo nel genere. "Dracula" (r. di T. Browning, 1931) fu un successo, anche grazie alla recitazione di Bela Lugosi, dando inizio al prolifico filone vampiresco. Poco dopo, "Frankenstein" (r. di J. Whale, 1931) trasformò Boris Karloff in una star, grazie all'interpretazione del mostro. Visto gli esiti, la Universal sfornò tra il '32 e il '35 un grande numero di horror, tra cui molti sequel. Whale stesso diresse "La moglie di Frankenstein" ("The Bride of Frankenstein", 1935) oltre a "La vecchia casa oscura"("The Old Dark House", 1932) e "L'uomo invisibile"("The Invisible Man", 1933). "La mummia"("The Mummy") fu diretto nel 1932 da Karl Freund.
"Frankenstein" (r. di J. Whale, 1931).
"Dracula" (r. di T. Browning, 1931).
Altre major si dedicarono a filoni che, pur non essendo esplicitamente horror avevano a che fare con il mostruoso. Tra queste la RKO con "King Kong"(r. di Merian Cooper e Ernest Schoedsack, 1933). Più tardi la stessa casa di produzione affidò al produttore Val Lewton la realizzazione di una serie di B-movies che non ostentavano mostri e violenza ma si concentravano sulla minaccia di orrori invisibili. In "Il bacio della pantera" ("Cat People", r. di Jacques Tourneur, 1942) la protagonista è ossessionata da una pantera allo zoo e sembra avere il potere soprannaturale di trasformarsi in una belva assassina. Lo stesso regista firmò "Ho camminato con uno zombi" ("I Walked with a Zombie", 1943). La Paramount produsse "Dr. Jekyll and Mr. Hyde" (r. di Rouben Mamoulian, 1931, nel 1941 replicato nella versione della MGM, per la regia di Victor Fleming con Spencer Tracy) e nel 1940 "Dr Cyclops" (r. di Ernest Schoedsack).
"Il bacio della pantera" ("Cat People", r. di Jacques Tourneur, 1942).
"Ho camminato con uno zombi" ("I Walked with a Zombie", 1943).
L'horror riprese vigore tra gli anni '50 e gli anni '60 grazie all'allentarsi dell'autocensura e lo sforzo di accaparrarsi fette di pubblico giovanile. Il nuovo horror si liberava del vecchio bianco e nero e delle sue ombre per sfoggiare colori squillanti e ad effetto. Si cercava la paura, ma allo stesso tempo abbondavano i riferimenti sessuali, si spogliavano un po' di più le attrici e si accentuava qualche effetto macabro.
Una casa di produzione britannica fece fortuna con questo genere: la Hammer, i cui film venivano distribuiti dagli Studios USA. Nel 1955 "L'astronave atomica del dottor Quatermass" ("The Quatermass Xperiment", r. di Val Guest) già si differenziava dai classici film mostruosi del genere fantascientifico statunitense per una maggior peso della componente horror. Seguirono una serie di film di successo interpretati da Christopher Lee e Peter Cushing e diretti da Terence Fisher, spesso riprendendo spunti dell'horror Universal degli anni '30: "La maschera di Frankenstein" ("The Curse of Frankenstein", 1957), "Dracula il vampiro" ("Dracula", 1958), "La mummia" ("The Mummy", 1959) con innumerevoli sequel.
"L'astronave atomica del dottor Quatermass" ("The Quatermass Xperiment", r. di Val Guest, 1955, UK).
"Dracula il vampiro" ("Dracula", 1958, UK).
Il produttore e regista USA Roger Corman riprese la formula con una serie di film tratti da opere di Edgar Allan Poe, alcune in collaborazione con lo sceneggiatore Richard Matheson e con l'attore Vincent Price: "I vivi e i morti"("House of Usher", 1960), "Il pozzo e il pendolo"("The Pit and the Pendulum", 1961), "I maghi del terrore"("The Raven", 1963), "La tomba di Ligeia"("The Tomb of Ligeia", 1964). Corman scoprì anche quelli che sarebbero diventati attori e autori della New Hollywood, come Jack Nicholson, Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, ed altri.
"I vivi e i morti"("House of Usher", r. di Roger Corman, 1960).
"Il pozzo e il pendolo"("The Pit and the Pendulum", r. di Roger Corman, 1961).
Negli anni Sessanta si realizzarono alcuni horror psicologici che non ebbero la forza di trasformarsi in filoni veri e propri e che stavano ai confini del thriller: "Psyco" ("Psycho", 1960, r. di A. Hitchcock), "Che fine ha fatto Baby Jane?" ("What Ever Happened to Baby Jane?" r. di R. Aldrich, 1962) e "L'occhio che uccide" ("Peeping Tom", r. di M. Powell, 1960).
"Psyco" ("Psycho", 1960, r. di Alfred Hitchcock).
"L'occhio che uccide" ("Peeping Tom", r. di M. Powell, 1960).
Nello stesso periodo anche in Italia prese avvio un sottogenere horror autoctono (chiamato horror all'italiana) che aggiungeva effetti che oggi definiremmo "splatter". Tra questi "La maschera del demonio", diretto nel 1960 da Mario Bava. Lo stesso regista diresse tre anni più tardi "I tre volti della paura", dove uno degli episodi è interpretato da Boris Karloff.
"La maschera del demonio" (r. di Mario Bava, 1960).
"I tre volti della paura" (r. di Mario Bava, 1963).
L'allentamento della censura permise ad alcuni generi di accentuare la visualizzazione della violenza. E' il caso dell'horror con "La notte dei morti viventi" ("Night of the Living Dead", r. di George Romero, 1968), "L'esorcista"("The Exorcist", di William Friedkin, 1973) che dette vita a un intero filone di "indemoniati" e di "Non aprite quella porta"("The Texas Chain Saw Massacre", r. di Tobe Hooper, 1974). Mentre si cimentarono con il genere anche registi "impegnati" come Roman Polanski ("Rosemary's Baby", 1968) e "Shining"(1980) il capolavoro di Stanley Kubrick che usa l'horror per un discorso estremante critico sul "padre" e la società statunitense. Gli horror degli anni Settanta segnarono una rottura dell'immaginario che sino a quel momento era stato dominante: da quel momento sparirono i riferimenti gotici, medievali, e ci si concentrò in prevalenza su ambientazioni di tipo contemporaneo.
"La notte dei morti viventi" ("Night of the Living Dead", r. di George Romero, 1968).
"L'esorcista"("The Exorcist", di William Friedkin, 1973).
In Italia si sviluppò un sottogenere chiamato giallo all'italiana (ma anche thrilling o spaghetti thriller) che mescolava elementi dell'horror con quello del thriller. Erano visualizzati delitti estremamente feroci, killer particolarmente perversi, musiche ossessive, soggettive dell'assassino e diverse sottolineature erotiche. L'autore più conosciuto di questo sottogenere, anche a livello internazionale, è Dario Argento con film quali "L'uccello dalle piume di cristallo" (1970), "Il gatto a nove code" (1971) e "4 mosche di velluto grigio" (1971), "Profondo rosso" (1975).
"L'uccello dalle piume di cristallo" (r. di Dario Argento, 1970).
"Profondo rosso" (r. di Dario Argento, 1975).
Negli anni Ottanta l'horror conobbe una grande popolarità articolandosi in vari generi. I periodi di riflusso dei movimenti sociali (come gli anni Ottanta) si accompagnano spesso al successo del genere horror, che evidentemente si presta a veicolare le inquietudini inconsapevoli, le pulsioni aggressive e senza preciso oggetto dei giovani spettatori. Il pubblico dello slasher era costituito da adolescenti che godevano delle conquiste dei giovani contestatori che li avevano preceduti negli anni Settanta ma che ancora vivevano come colpa la pratica del sesso e l'uso dell'alcool. In molti di questi film si mostrano giovani desiderosi di praticare sesso e che sono "puniti" dal mostro di turno. Il maniaco, poi, spesso è un adolescente, o un adulto con un passato di emarginazione: nella sua vendetta onnipotente sui coetanei e sugli adulti la parte frustrata dello spettatore poteva immedesimarsi. Nel genere slasher (da "to slash": ferire con un'arma da taglio) un maniaco omicida (spesso mascherato) dà la caccia ad un gruppo di persone (spesso giovani) in uno spazio limitato. I due filoni principali sono quelli che partono da Halloween, "La notte delle streghe" ("John Carpenter's Halloween", r. di John Carpenter, 1978, 11 sequel) e "Nightmare: dal profondo della notte" ("A Nightmare on Elm Street", r. di Wes Craven, 1984 e 8 sequel) dove appare una delle due icone del periodo: Freddy Krueger (un passato di sevizie subite, che entra negli incubi dei figli dei responsabili della sua morte rendendoli veri). L'altra star dell'horror è Jason nella serie "Venerdì 13" ("Friday the 13th", 1980 e 9 sequel): un bambino handicappato gettato da altri ragazzi in un lago e che torna per vendicarsi. Un revival isolato di questo genere si è avuto con la serie di Scream diretta da Wes Craven (1996 e 5 sequel), dove il regista di parte degli omicidi è un ragazzo che è stato rifiutato dalla madre.
"La notte delle streghe" ("John Carpenter's Halloween", r. di John Carpenter, 1978).
"Nightmare: dal profondo della notte" ("A Nightmare on Elm Street", r. di Wes Craven, 1984).
Nel genere splatter gli effetti speciali vengono usati per mostrare con abbondanza di particolari lacerazioni di carne e fuoriuscita di sangue ed interiora ("to splat": schizzare - del sangue). Spesso questi effetti vengono esagerati volutamente per provocare reazioni comiche. Capostipite del genere: "La casa" ("The Evil Dead", r. di Sam Raimi, 1981, cui sono seguiti 2 sequel, un remake e una serie televisiva). Il tema della "casa maledetta" si prestava per una generazione che non riusciva più a vedere il conflitto generazionale in termini politici, ma ne sentiva lo stesso l'oppressione.
"La casa" ("The Evil Dead", r. di Sam Raimi, 1981).
"Fuori di testa" ("Bad Taste", r. di Peter Jackson, 1987).
Negli anni Novanta l'horror non fu molto popolare. Da segnalare, come uno dei tanti fenomeni legati al cinema indipendente che in quegli anni si affermò, il successo di "The Blair Witch Project" (r. di D. Myrick e E. Sanchez, 1999), film con investimenti minimi e un'abile strategia basata su internet. In questo decennio si affermò però un genere che ibridava il poliziesco e l'horror: lo psicothriller (o thriller psicologico). Le figure tipiche di questo genere sono il serial killer, considerato in una dimensione assai poco realistica (una fredda e geniale mente criminale), e un detective che gli dà la caccia. Lo sviluppo narrativo è dunque quello tipico del poliziesco, ma il lungo soffermarsi su particolari macabri e spesso la visualizzazione della violenza sulle vittime è tipico dell'horror. Nello psicothriller parte degli ostacoli che il protagonista deve superare risiedono spesso nella sua stessa mente. La lotta tra protagonista ed antagonista è sovente un duello tra due menti e non è basato sull'uso di pistole o inseguimenti, come accade invece nel poliziesco. A volte lo sviluppo narrativo ibrida invece l'horror con il thriller: in questo caso si confrontano un criminale psicopatico con le sue potenziali vittime che cercano di sfuggirgli secondo il classico schema del thriller. I lontani progenitori dello psicothriller sono film rimasti a suo tempo isolati: "Psycho" (r. di Alfred Hitchcock, 1960), "Peeping Tom" (r. di Michael Powell, UK, 1960) e "Vestito per uccidere" ("Dressed to Kill" r. di Brian De Palma, 1980). Il capostipite vero del genere è "Il silenzio degli innocenti" ("The Silence of the Lambs", r. di J. Demme, 1991 con un sequel e un prequel), cui seguirono decine di film tra i quali: "Doppia personalità"(Raising Cain, r. di B. De Palma, 1992), "Gli occhi del delitto"(Jennifer Eight, r. di B. Robinson, 1992), "Seven"(r. di D. Fincher, 1995), "Il collezionista" ("Kiss the Girls", r. di G. Fleder, 1997), "Il collezionista di ossa" ("The bone collector", r. di P. Noyce, 1999), "The Cell" (r. di T. Singh, 2000), "La vera storia di Jack lo squartatore"("From Hell", r. dei fratelli Hughes, 2001), "Spider" (r. di D. Cronenberg, 2002), "Red Dragon" (r. di B. Ratner, 2002), "Identità violate" ("Taking Lives", r. di D. Caruso, 2004). Il genere ha avuto anche traduzioni televisive di successo negli anni Duemila, come "Dexter" (ideata da James Manos, 2006-2013, USA), in cui i protagonisti sono i serial killer, più che i loro antagonisti.
"Il silenzio degli innocenti" ("The Silence of the Lambs", r. di J. Demme, 1991).
"Seven"(r. di D. Fincher, 1995).
"Dexter" (ideata da James Manos, 2006-2013, USA).
"Bates Motel" (ideata da Carlton Cuse, Kerry Ehrin, Anthony Cipriano, 2013 al 2017, USA).
L'horror apocalittico si colloca a metà strada tra horror e doomsday movie, figlio di un decennio (quello dei primi anni Duemila) di paure collettive (il terrorismo, la guerra...): in un imprecisato presente o immediato futuro un qualche sconvolgimento porta alla fine dell'attuale civiltà e al sorgere di una realtà da incubo, dove solitamente dominano masse di zombie (stupidi, ma non per questo meno sanguinari) mentre pochi sopravvissuti cercano di salvare la pelle. Il progenitore letterario è il romanzo "Io sono leggenda" ("I Am Legend", 1954) di Richard Matheson, che in realtà era assai poco benevolo verso i "normali" (ma questa visione è scomparsa dagli adattamenti cinematografici). Dal romanzo erano stati tratti i film: "L'ultimo uomo della Terra" (r. di U. Ragona, 1964, di produzione italiana) e "1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra" ("The Omega Man", r. di B. Sagal, 1971), ma non avevano avuto molti seguiti. È solo negli anni 2000 che è ripreso l'interesse per questo romanzo: "I Am Ωmega" (r. di G. Furst, 2007) e "Io sono leggenda"("I Am Legend", r. di F. Lawrence, 2007). Il progenitore cinematografico dell'horror apocalittico è comunque "La notte dei morti viventi" ("Night of the Living Dead", r. da G. Romero, 1968). Nel 2004 ne è stato realizzato il remake ("Dawn of the Dead", r. di Z. Snyder, 2004) e lo stesso Romero si è incaricato di realizzarne un seguito "apocalittico": "La terra dei morti viventi" ("Land of the Dead", r. di G. A. Romero, 2005). Altri film del decennio appartenenti al genere: l'inglese "28 giorni dopo" ("28 Days Later", r. di D. Boyle, 2002) e "28 settimane dopo"("28 Weeks Later", r. di J. C. Fresnadillo). Anche la serie di "Resident Evil"(2002, r. di P. W. S. Anderson con 5 sequel e un reboot) mette in scena un'ecatombe planetaria causata dal diffondersi di un virus di laboratorio e la trasformazione in zombie di gran parte dell'umanità e costituisce un ibrido tra horror e film d'azione. Film sugli zombie hanno continuato ad uscirne per tutto il decennio (tra cui "World War Z", r. di Marc Forster, 2013), alla fine del quale hanno cominciato ad essere realizzate delle serie televisive che hanno avuto successo più o meno fino al 2015. Tra queste: "The Walking Dead" (ideato da Frank Darabont, 2010-oggi).
"Io sono leggenda" ("I Am Legend", r. di F. Lawrence, 2007).
"28 giorni dopo" ("28 Days Later", r. di D. Boyle, 2002).
"World War Z" (r. di Marc Forster, 2013).
"The Walking Dead" (ideato da Frank Darabont, 2010-oggi).
La principale caratteristica del gothic horror è che non si basa sullo scontro tra persone "normali" e "loro" (i mostri, i cattivi, ecc.), ma si occupa solo di "loro", come cittadini di un mondo parallelo al nostro. Vi si mescolano atmosfere dark, riti sanguinari e intense e drammatiche vicende sentimentali. In realtà si tratta di una ibridazione tra il macrogenere sentimentale e l'horror. Il genere recupera personaggi, atmosfere e ambientazioni dell'horror Universal, ma con una ossessiva visualizzazione del sangue e una torsione romantica delle motivazioni principali dei personaggi. I suoi antenati sono tre film degli anni Novanta: "Dracula"(1992) di Francis Ford Coppola, dove il protagonista non è più un cinico sanguinario ma un triste principe romantico, "Il corvo" ("The Crow", r. di Alex Proyas, 1994) e "Intervista col Vampiro"("Interview with the Vampire", r. di Neil Jordan, 1994, tratto da un romanzo della maggior rappresentante letteraria del genere: Anne Rice). Sono quindi seguiti "Blade"(1998, con due sequel nel 2002 e nel 2004), "Il mistero di Sleepy Hollow" ("Sleepy Hollow", r. di T. Burton, 1999), "The Others"(r. di A. Amenábar, 2001), la saga di "Underworld" (r. di L. Wiseman, 2003 seguito da 3 sequel e 1 prequel), una sorta di Giulietta e Romeo con protagonisti una vampira e un lupo mannaro, "Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street"(r. di T. Burton, 2007), "Twilight"(r. di Catherine Hardwicke, 2008 tratto dall'omonimo romanzo Stephenie Meyer, che ha dato vita ad una saga di cinque film).
"Underworld" (r. di L. Wiseman, 2003).
"Twilight" (r. di Catherine Hardwicke, 2008).
Il torture porn è un pronipote dello "splatter" in voga negli Ottanta, tornato di moda in un decennio dominato dalla paura e dalle guerre (e il trauma collettivo della scoperta delle torture inflitte dai soldati statunitensi ai prigionieri iracheni ad Abu Grahib e Guantanamo). Viene chiamato così perché mostra ogni atto di tortura senza stacchi e censure (e senza l'ironia dello splatter), proprio come un film porno fa nei confronti del sesso. Ad iniziare la serie è stato "Saw, l'enigmista" (r. di J. Wan, 2004, con 7 sequel e 1 reboot), poi "Hostel" (r. di E. Roth, 2006, con 2 sequel), "Wolf Creek"(r. di G. McLean, 2004), "Le colline hanno gli occhi" ("The Hills Have Eyes", r. di da A. Aja, 2006, remake dell'omonimo film del 1977, diretto da Wes Craven) e altri.
"Saw, l'enigmista" (r. di J. Wan, 2004).
"Hostel" (r. di E. Roth, 2006).
Con il grande rilancio dell'horror del primo decennio degli anni Duemila, si sono realizzate parecchie serie televisive, seppure con le limitazioni di un media destinato al largo pubblico.
"X-Files" ("The X-Files", ideata da Chris Carter, 1993-2002, 2016-2018).
"American Horror Story" (creata da Ryan Murphy, Brad Falchuk, 2011-in produzione, USA).