Il genere POLIZIESCO

di Michele Corsi


Nel genere poliziesco (ing: police procedural o police crime drama) i protagonisti sono le forze dell’ordine e la storia ruota intorno alla domanda: in che modo i poliziotti riusciranno a prendere i colpevoli? Il che accadrà dopo aver superato vari ostacoli: l’abilità e il cinismo dei criminali, l’eventuale ostilità dei superiori, ecc. Questo genere è raro nel cinema, ma diffusissimo nelle serie tv. Nel poliziesco i protagonisti sono di solito a coppia o in squadra. e viene dato rilievo anche alle attività di routine di un intero ufficio. Si valorizzano i vari passaggi delle indagini svolte con metodi scientifici (autopsie, raccolta di prove di laboratorio, intercettazioni, ricerche al computer, ecc.) oppure in strada (sollecitazione di testimoni, interrogatori, perquisizioni, ecc.). Il finale vede sempre l’arresto o l’uccisione del colpevole e la vittoria delle forze dell’ordine. Il poliziesco si differenzia dal mystery perché anche se può esserci un mistero da scoprire, questo non è il centro d’interesse del film. Anzi: spesso l’identità del colpevole è nota sin dall'inizio o la si scopre nel corso del film. L'attrattiva del poliziesco risiede nell'assistere al dispiegarsi della caccia da parte di un gruppo di uomini contro un altro gruppo di uomini. Il climax coincide con il momento altamente drammatizzato in cui i poliziotti riescono a catturare o a uccidere i malviventi in sequenze molto movimentate, che portano alla fine della caccia. Il poliziesco, a differenza del mystery, ha una forte componente legata all’azione: l’inseguimento e lo scontro fisico o a fuoco sono degli appuntamenti inevitabili del genere. Il poliziesco si differenzia dall’action thriller perché l’eroe di quest’ultimo è un irregolare, non ha punti d’appoggio, si trova incastrato e a volte è braccato proprio dalle forze dell’ordine. Nel poliziesco invece i protagonisti non sono perseguitati da nessuno: sono loro che inseguono. Ed è ciò che lo differenzia dal thriller, dove il protagonista non è chi insegue, ma chi è inseguito.


Rispetto alle numerose serie TV i pochi film polizieschi mettono di meno l'accento sulla squadra e la routine dell'indagine e di più sulle caratteristiche dell'antagonista. Il protagonista inoltre può essere meno simpatico di quello tipico delle serie TV.  "Bullitt" (r. di Peter Yates, 1968, USA) mostrava un poliziotto ribelle e dai modi spicci, in "Il braccio violento della legge" ("The French Connection", r. di William Friedkin, 1971) si vedevano poliziotti violenti, ubriaconi.


I protagonisti sono mostrati spesso anche nella loro dimensione personale. Le scene che illustrano i rapporti dei protagonisti con i colleghi o con i familiari servono ad intervallare quelle dedicate al procedere delle indagini. I tipi psicologici possono essere i più vari, ma devono essere ben caratterizzati poiché il poliziesco è tutto sulle loro spalle, dato che agli antagonisti è lasciato solo lo spazio sufficiente a mostrare la loro assenza di scrupoli. I poliziotti protagonisti possono eccedere nella violenza e violare delle regole pur di arrivare alla loro preda, ma devono apparire al pubblico sostanzialmente onesti e dediti all’obiettivo che si sono prefissati.

Il poliziesco a dispetto delle apparenze non è un genere dove abbonda la verosimiglianza. Nella realtà i corpi di polizia non danno vita ad inseguimenti rocamboleschi per le strade o a sparatorie tra la gente, perché degli innocenti potrebbero venire coinvolti. Scene di quel tipo sono invece indispensabili nel genere. Per aumentare la statura dell’eroe, inoltre, gli si impone di affrontare da solo o con pochi uomini dei nemici pericolosissimi, quando nella realtà la polizia  interviene solitamente con forze soverchianti. 

Il fatto che il poliziotto sia inserito in un gruppo, dà modo ai polizieschi di tratteggiare tutta una serie di personaggi secondari. Uno di questi è il capo. Solitamente saggio e paterno: la sua funzione è quella di moderare l’ardore dell’eroe, che è sempre disposto a correre rischi terribili e a violare qualche procedura pur di acciuffare il criminale. 


Mentre nelle serie TV in qualche modo si attiva nel pubblico un meccanismo affettivo nei confronti dei protagonisti, che obbliga ogni episodio a ribadire le caratteristiche per le quali sono amati, nei film può non essere così. E dunque i protagonisti dei film polizieschi possono rivelare caratteristiche inaspettate, lati oscuri e... possono anche morire. "Heat - La sfida" ("Heat", r. di  Michael Mann, 1995, USA) e "Insomnia" (r. di Christopher Nolan, 2002, USA).


Negli anni Settanta vi furono polizieschi dove era drammatizzata la contrapposizione del protagonista con il resto del suo corpo di appartenenza e soprattutto col capo. In quegli anni gran parte del pubblico giovanile contestava l'assetto politico e anche le forze dell'ordine. Ma una parte della popolazione, soprattutto adulta, era invece preoccupata e interpretava il cambiamento e le proteste come pericolose derive verso il caos. Il genere si fece veicolo dei sentimenti di quella parte di popolazione che  chiedeva un rapido ritorno all'ordine e a uno Stato forte. Uscirono così diversi  film che andavano incontro a quel pubblico conservatore, mettendo in scena una società degradata, priva di moralità, dominata dalla criminalità e in cui il sistema giudiziario e repressivo venivano dipinti come troppo deboli ed indulgenti. Gli eroi erano dunque detective o commissari molto determinati a combattere il crimine anche con metodi illegali e violenti, se necessario in contrapposizione ad uno Stato ritenuto troppo debole. Questi film ebbero molta fortuna negli USA con il filone dell’Ispettore Callaghan e in Italia con il genere chiamato poliziottesco. Fu uno dei pochi generi "reazionari" di quegli anni: mostravano poliziotti in conflitto con superiori che mettevano avanti il rispetto delle regole e dei diritti civili soffocando i ruvidi ma efficaci modi dei loro sottoposti e favorendo così la delinquenza. Dato che a differenza delle serie tv questi poliziotti agivano praticamente da soli senza l'appoggio della struttura, la differenza col thriller era sottile. 

"Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo" ("Dirty Harry", r. di Don Siegel, 1971). Interpretato da Clint Eastwood, vi furono altri quattro film, fino al 1988, uno dei quali diretto dallo stesso attore.

Dopo i primi film di denuncia sociale, il Poliziesco all'italiana virò verso un'impostazione reazionaria. La svolta si ebbe con "La polizia incrimina, la legge assolve" (r. di Enzo G. Castellari, 1973). 



Nel poliziesco le serie televisive sono ben più numerose dei film.



La televisione italiana produsse propri polizieschi che all'epoca ebbero notevole successo, ma che avevano ambientazioni e personaggi non italiani: il Tenente Sheridan (varie serie e miniserie dal 1959 al 1972) e il Commissario Maigret ("Le inchieste del commissario Maigret", 35 puntate, 16 sceneggiati, 1964-1972).


Molte serie degli anni Settanta avevano per protagonisti un poliziotto brillante e i suoi aiutanti che non lo erano troppo. È il caso di "Kojak" (serie TV creata da Abby Mann, 118 episodi, 5 stagioni, 1973-1978, USA) e "L'ispettore Derrick" ("Derrick", 281 episodi, 25 stagioni, 1974-1998, Germania). 


"Starsky & Hutch" (serie TV creata da William Frederick Blinn e Ryan Matthew Blinn, 93 episodi, 4 stagioni, 1975-1979, USA) e "Miami Vice" (serie TV creata da Anthony Yerkovich, 112 episodi, 5 stagioni, 1984-1989, USA) sono tipici buddy cop film, i cui due poliziotti dai caratteri diversi ma inseparabili compagni, risolvono casi soprattutto grazie all'azione.

"Law & Order - I due volti della giustizia" ("Law & Order" (serie TV creata da Dick Wolf, 456 episodi, 20 stagioni, 1990-2010, USA) è strutturata nella prima metà di ogni episodio come un Poliziesco e nella seconda metà come un Giallo giudiziario. Ha dato vita a 5 spin-off.

"CSI: Scena del crimine" ("CSI: Crime Scene Investigation", serie TV creata da Anthony E. Zuiker, 337 episodi, 15 stagioni, 2000-2015) è strutturata in modo che in ogni episodi trovino spazio 3 diverse storyline. Ha dato vita a 4 spin-off. 


"The Wire" (serie TV creata da David Simon, 2002-2008, 60 episodi, 5 stagioni, USA) è considerata una delle migliori serie TV di sempre. Utilizza il genere Poliziesco per disegnare un affresco a 360° della società statunitense.

"True detective" (serie TV creata da Nic Pizzolatto, 24 episodi, 3 stagioni, 2014-2019, USA) nella prima e terza stagione mette in scena una realtà sociale degradata e cupa.



A partire dagli anni duemila RAI e Mediaset hanno prodotto numerose serie TV poliziesche. Tra queste "Distretto di polizia" (282 episodi, 11 stagioni, 2000-2012) e "La squadra" (221 episodi, 8 stagioni, 2000-2007).


Le serie TV prodotte poliziesche prodotte nei Paesi scandinavi (e che in qualche modo hanno influenzato le serie anglosassoni) a partire dagli anni Duemila hanno riscosso un certo successo di critica e di pubblico. Sono caratterizzate tra l'altro da atmosfere cupe e protagonisti con seri problemi relazionali. Questo filone viene chiamato nordic noir. "The Bridge" ("Bron/Broen", serie TV creata da Hans Rosenfeldt, 38 puntate, 4 stagioni, 2011-2018, Danimarca-Svezia) e "The Killing" ("Forbrydelsen", serie TV creata da Søren Sveistrup, 40 episodi, 3 stagioni, 2007-2012, Danimarca).