IL GABINETTO DEL DOTTOR CALIGARI


Analisi formale di alcune scene

Sul film "Il gabinetto del dottor Caligari ("Das Cabinet des Dr. Caligari"), r. di Robert Wiene, 1920), una guida per ritrovare all'interno del film alcuni concetti chiave espressi in questo sito e nel libro di testo.


La TITOLAZIONE iniziale  introduce le ambizioni "avanguardiste" del film. L'espressionismo pittorico era nato quindici anni prima, ma era rimasto un movimento con un pubblico ristretto. Ora col cinema, col passare del tempo e anche con il nuovo periodo storico, quello dell'inquieta Repubblica di Weimar, le forme gridate e disordinate dell'espressionismo raggiungono il pubblico di massa.



Cesare, il sonnambulo assassino, uccide l'uomo che aveva deriso le predizioni di Caligari. L'ILLUMINAZIONE espressionista assegnava grande importanza alle ombre, quando sino ad allora il cinema aveva cercato di eliminarle. In questa scena addirittura si delega loro quasi interamente la descrizione dell'azione. Da notare la scenografia espressionista, con le ombre e gli sprazzi di luce disegnati sulle pareti.



I due brani mostrano come anche il MAKE UP fosse pesantemente influenzato dallo stile della corrente espressionista. Se il trucco di Caligari potrebbe essere considerato semplicemente "pesante", quello del sonnambulo Cesare è volutamente artefatto: i triangoli neri sotto gli occhi rimandano alla stessa figura geometrica (che dovrebbe simboleggiare l'aggressività) cui si richiama il suo portamento (gambe sottili che lui pone sempre una avanti all'altra) e il coltello che usa per uccidere. 



Queste quattro diverse inquadrature tratte da diversi momenti del film sono significative del lavoro svolto dagli SCENOGRAFI-pittori Hermann Warm, Walter Reimann e Walter Röhrig. Dato che si voleva rappresentare la visione soggettiva del racconto di un pazzo, questi pensarono che la scenografia dovesse avere un carattere decisamente antirealistico. Lo stile spigoloso è probabilmente ispirato al più conosciuto artista espressionista, Ernst Ludwig Kirchner, mentre il gusto per le linee sghembe e il rifiuto della prospettiva erano tipiche di tutto il movimento. Si notino soprattutto nella seconda scena (la stanza del protagonista) i fasci di luce luce e di ombra direttamente disegnate sulle pareti. 



Questa è la sequenza CLIMAX del film. Cesare è stato inviato da Caligari ad uccidere una scomoda testimone, ma Cesare rimane colpito dalla sua bellezza e la rapisce. Il TEMA del mostro soggiogato dalle virtù femminili è piuttosto comune nel cinema della Repubblica di Weimar ("Nosferatu", "Der Golem"...) e anche fuori ("King Kong"...). Si noti nei COSTUMI la contrapposizione tra il nero (la notte, il mistero, il male...) di Cesare con il bianco (innocenza, candore, il bene...) di Jane; la spigolosità di lui (movenze, coltello...) confrontato alla morbidezza delle forme che circondano lei (i cerchi di veli sopra il letto, le volute delle lenzuola e delle vesti). Le linee della COMPOSIZIONE della fuga sui tetti sono attentamente studiate per accompagnare il percorso della coppia, con gli elementi della SCENOGRAFIA e una attenta gestione dell'ILLUMINAZIONE che garantiscono il nitido disegno della silhoutte in alto insieme alla visibilità dell'edificio in basso. La SCENOGRAFIA espressionista esaspera l'astrattezza delle forme, facendo corrispondere alla morte del personaggio una serie di alberi spogli e ciuffi d'erba protesi come fiamme. 


Il FINALE è volutamente ambiguo. Quello che il protagonista pazzo ha descritto per tutto il film come un pericoloso criminale, è in realtà il direttore del manicomio. Il trucco pesante che caratterizzava il personaggio ora non c'è più, a testimonianza che forse siamo fuori dal racconto soggettivo e distorto del protagonista. Eppure quel suo lento avvicinarsi alla camera e la frase "Pensa che io sia quel mistico, Caligari. Ora so esattamente come curarlo..." è sottilmente inquietante.