IL NUOVO CINEMA ITALIANO '64-'77


Una nuova generazione di cineasti nati negli anni Trenta debuttò negli anni Sessanta sotto l'influenza tematica e stilistica della nouvelle vague francese, ponendosi in sintonia con i gusti di quei giovani che andavano radicalizzandosi e che daranno vita al '68. Molto spesso nei film di questi registi le tematiche sentimentali, sessuali, relazionali, generazionali, travalicavano quelle più classicamente politiche, anche se la critica di alcune istituzioni, soprattuo la famiglia, era molto radicale. Spesso mettevano in scena personaggi che in qualche modo assomigliavano a se stessi: figli della borghesia, in rottura con il proprio ambiente. La loro è stata spesso descritta come una rivolta contro i padri. Alcuni di questi registi erano vicini, in quei tempi, alle formazioni di estrema sinistra e polemizzavano con i registi del cinema politico e della commedia all'italiana (spesso leati al PCI) perché troppo attenti, a loro modo di vedere, al successo di pubblico. Si considervano "autori" perché volevano mantenere il controllo totale della realizzazione filmica, e quindi non tutti accettavano il contributo di sceneggiatori e montatori esperti. Con l'esaurirsi della rivolta giovanile, anche questa corrente venne meno. I suoi esponenti continuarono comunque a far cinema, con risultati alterni.


I maggiori registi di questa corrente sono: Marco Bellocchio (I pugni in tasca, 1965, La Cina è vicina, 1967, Nel nome del padre, 1972, Marcia trionfale, 1976), Bernando Bertolucci (La commare secca, 1962, Prima della rivoluzione, 1964, La strategia del ragno, 1970, Il conformista, 1970, Ultimo tango a Parigi, 1972, Novecento, 1976), Marco Ferreri (Una storia moderna: l'ape regina, 1963, La donna scimmia, 1964, Dillinger è morto, 1969, La cagna, 1972, La grande abbuffata, 1973), Paolo e Vittorio Taviani (San Michele aveva un gallo, 1973, Allosanfan, 1974, Padre padrone, 1977), Liliana Cavani (Francesco d'Assisi, 1966, Galileo 1968, Il portiere di notte, 1974, Milarepa, 1974). Di formazione cattolica e con una impostazione attenta al quotidiano e alla realtà degli ultimi è Ermanno Olmi (Il posto, 1961, I fidanzati, 1963, La circostanza, 1974, L'albero degli zoccoli, 1978).



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Il nuovo cinema italiano
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