La distopia (il contrario di utopia, intesa come mondo ideale) è una società da incubo, dove gli ideali utopistici sono specularmente ribaltati. La popolazione è assoggettata ad un potere totalitario che non chiede solo obbedienza, ma anche adesione ideologica cieca. Il romanzo capostipite della letteratura distopica è "Noi" dello scrittore russo Evgenij Ivanovič Zamjatin, pubblicato nel 1924, che descrive una società totalitaria, le cui caratteristiche furono ispirate all'autore dalla degenerazione della rivoluzione russa e dall'organizzazione taylorista del lavoro che aveva osservato in Regno Unito. Un altro romanzo fondativo di questo genere fu "Il mondo nuovo", di Aldous Huxley, scritto nel 1932: a seguito di una guerra devastante l'intero pianeta viene riunito in un unico Stato, governato da un gruppo di "coordinatori mondiali". La nuova società è basata sui principi della produzione in serie, che viene applicata anche alla riproduzione umana: gli embrioni umani sono sviluppati in apposite fabbriche secondo quote prestabilite, e secondo modalità differenziate in modo che attraverso la privazione dell'ossigeno, si possa influenzarne lo sviluppo intellettivo e forzare la creazione di caste inferiori. Ogni motivo di infelicità viene eliminato attraverso la somministrazione di una droga antidepressiva. Il romanzo distopico che ebbe più successo fu però "1984", di George Orwell, uscito nel 1949. Questo scrittore inglese era di orientamento socialista e allo stesso tempo antistalinista, criticava il totalitarismo sovietico (soprattutto in "La fattoria degli animali", uscito nel 1944) e allo stesso anche il capitalismo. Non a caso i suoi romanzi vennero in vari tempi vietati sia negli USA che nell'URSS. Da "1984" venne tratto un film nel 1956: "Nel 2000 non sorge il sole" ("1984", r. di M. Anderson, poi un altro nel 1984 per la regia di Michael Radford: "Orwell 1984", "Nineteen Eighty-Four", r. di Michael Radford, ambedue di produzione britannica), ma non ebbe molto successo. Il pubblico della Guerra fredda, immerso nell’atmosfera di caccia alla streghe e di paura dell’invasione, non era sufficientemente critico per apprezzarlo. Per questa ragione i film distopici avranno successo solo a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, quando una nuova generazione di giovani in tutto il mondo contesterà la società e troverà in questo tipo di film una critica seppur metaforica del sistema contro cui lottavano. Nel romanzo di Orwell si descrive la degradazione di un intellettuale impiegato presso il Ministero della Verità del governo totalitario di Oceania, che controlla ogni aspetto della vita dei suoi cittadini. Da allora orwelliano è diventato un aggettivo per descrivere una società totalitaria e uno dei motti del romanzo "Big Brother is watching you" è in uso anche oggi per significare una sorveglianza invasiva. Un quarto romanzo importante per il genere fu "Fahrenheit 451", di Ray Bradbury, scritto nel 1953. Come si vede si tratta di romanzi scritti molto tempo addietro il successo cinematografico di film distopici: solo un pubblico di massa politicamente in sintonia poteva apprezzarli, un pubblico che si formò solo a metà degli anni Sessanta.
"Nel 2000 non sorge il sole" ("1984", r. di M. Anderson, 1956, UK).
"Orwell 1984" ("Nineteen Eighty-Four", r. di Michael Radford, 1984, UK).
Negli anni Sessanta-Settanta alcuni autori utilizzarono un'ambientazione distopica per contestare la società contemporanea proiettandone nel futuro le caratteristiche più negative e mostrandone le potenziali conseguenze. All'epoca questi film venivano collocati nel genere fantascientifico, anche se in realtà non contenevano molti elementi che facessero pensare ad una ambientazione futuristica: non venivano esibite straordinarie innovazioni tecnologiche, e i costumi e le abitazioni erano spesso identiche a quelle attuali.
Jean-Luc Godard con "Alphaville, une etrange aventure de Lemmy Caution" ("Agente Lemmy Caution, missione Alphaville", 1965, FR) racconta di un agente segreto che giunge dalla Terra ad Alphaville, una città di un'altra galassia, tecnologicamente avanzata, nella realtà del tutto simile alla Parigi dell'epoca, per riportare sul nostro pianeta un geniale scienziato di nome Nosferatu; la città è governata da un computer chiamato Alpha 60 che ha bandito ogni forma di sentimento e di creatività individuale; il protagonista finirà per giustiziare lo scienziato, fuggendo con la figlia e provocando la distruzione della città.
François Truffaut gira nel 1966 "Fahrenheit 451" (FR), dal romanzo di Ray Bradbury. Si narra di un futuro in cui una società tesa alla soppressione dell'individualità mette al bando i libri, che schiere di pompieri si incaricano di bruciare; uno di questi si ribella al capo, conosce una donna appartenente a un gruppo di ribelli e da lei impara ad apprezzare la letteratura; fuggiranno insieme in una foresta dove gli uomini-libro imparano a memoria i testi, in attesa della fine del totalitarismo.
Nella sua opera prima, anche George Lucas in "L'uomo che fuggì dal futuro" ("THX 1138", 1975, USA), censurato dal produttore e solo recentemente uscito in edizione integrale, immagina una società futura strettamente controllata dove una religione esoterica funge da sfogo per cittadini privati di forza di volontà, anche grazie ad una droga che ha lo scopo di controllarne le menti; due ribelli riscopriranno il sesso, vietato dalla società, e la libertà di pensiero.
In "Rollerball" (r. di N. Jewison, 1975, USA) il potere utilizza una valvola di sfogo per controllare le masse, in questo caso un gioco violento (trasparente metafora del ruolo che ricopre lo sport nell'odierna società). Anche Kubrick realizza un'opera di fantapolitica, "Arancia meccanica" ("A Clockwork Orange", 1971, USA-UK), che ha per sfondo una società totalitaria dove la devianza sociale è prima soffocata con metodi crudeli e poi strumentalizzata dal potere.
"Alphaville, une etrange aventure de Lemmy Caution" ("Agente Lemmy Caution, missione Alphaville", 1965, FR).
"Fahrenheit 451" (r. di François Truffaut,1966, FR).
"L'uomo che fuggì dal futuro" ("THX 1138", r. di George Lucas, 1975, USA),
"Rollerball" (r. di N. Jewison, 1975, USA).
I film distopici degli anni Sessanta-Settanta non furono comunque così tanti da poter parlare di un genere. È solo dalla seconda metà degli anni Duemila che si può parlare di genere distopico perché sono usciti molti film e serie televisive. Il clima pessimistico della fase storica cominciata negli anni Duemila trova espressione in alcuni generi come il doomsday, l'horror apocalittico e il torture porn. Solo a partire dallo scoppio della crisi economica nel 2007 con le sue conseguenze sociali, si sviluppa nel pubblico cinematografico un qualche interesse verso film più critici verso l'esistente. Prende così forma il genere distopico. Questi film sono ambientati in un futuro prossimo, del quale però non si sottolineano le conquiste tecnologiche, ma l'oppressione totalitaria, spesso vista come metafora della situazione presente. Siamo insomma sul solco di "1984" di Orwell, dove il sistema contro il quale gli eroi di questi film si scagliano ha inquietanti tratti di similitudine con il mondo attuale. Furono i fratelli Wachowski ad aprire la strada producendo nel 2005 "V per vendetta" ("V for Vendetta", r. di J. McTeigue, USA-UK-DE). Ne seguiranno molti altri, spesso tratti da romanzi di successo tra giovani e giovanissimi, tra tutti quelli della saga "Hunger Games" (dal 2012). Tra le serie televisive: "Snowpiercer" e "The Handmaid’s Tale".
"V per vendetta" ("V for Vendetta", r. di J. McTeigue, USA-UK-DE).
"Hunger Games" ("The Hunger Games", r. di Gary Ross, 2012, USA).
"Snowpiercer" (creato da Graeme Manson, 2020-in produzione, USA).
"The Handmaid’s Tale" (ideato da Bruce Miller, 2017-2021, USA).