I GENERI CINEMATOGRAFICI


I generi cinematografici costituiscono un argomento solitamente molto ben accolto dagli studenti. Suppone che si sia prima affrontata la suddivisione tra fiction e non fiction (p.35 del libro di testo per le superiori Corso di linguaggio audiovisivo e multimediale e a p.24 del libro di testo per l'università Il linguaggio cinematografico). Gli spettatori sono generalmente convinti di saper già classificare un film in base al genere, ma si tratta di raggruppamenti spesso fallaci e che non consentono di ragionare su ciò che li distingue. L'attribuzione più popolare e più perniciosa è quella di genere drammatico dove viene infilato dentro di tutto e di più. Si tratta della traduzione di una classica divisione anglosassone tra comedy (film che puntano al sorriso) e drama (film che suscitano emozioni ritenute negative nella vita quotidiana), con la variante del dramedy (un po' si sorride e un po' si piange). È una suddivisione con una nobile origine (risalente addirittura al teatro greco), ma troppo generica per verificare cosa accomuna un gruppo di film. Anche le piattaforme di streaming hanno contribuito a popolarizzare il concetto di genere, ma seminando equivoci. Vengono posti sullo stesso piano tutti i film con Tom Cruise, tutti i film con astronavi e i western. Anche quando gli studenti sembra che possano attribuire un film a un genere, questa sicurezza nasconde insidie. Per esempio affermano giustamente che un horror è un film che fa paura. Ma poi si rifiutano di collocare nella stessa categoria un film del passato che faceva paura, ma che adesso non li spaventa affatto. Un film va collocato in un genere sulla base della sua intenzionalità, anche se non raggiunge i suoi scopi. 

La maniera migliore per affrontare il tema con gli studenti è cominciando dalla nozione di genere, un insieme i cui elementi hanno qualcosa in comune che li distingue dagli altri. Il concetto è loro familiare grazie alla musica. Quasi tutti loro conoscono con sufficiente esattezza una serie di generi musicali e sanno individuarne le caratteristiche costitutive. Da lì si può partire per ragionare sul fatto che suddividere per categorie è un'attività spontanea della mente umana. Ci basta sapere che un animale ruggisce minaccioso, per attribuirlo al genere dei felini. E i nostri antenati non sarebbero sopravvissuti senza questa capacità. Eppure anche i gatti appartengono allo stesso gruppo di animali delle tigri. Quindi vi sono delle caratteristiche anche poco evidenti che raggruppano più elementi in uno stesso insieme. Lo stesso accade per i film.

A seconda delle ore messe a disposizione dell'unità didattica, si può scegliere lo studio di quanti generi affrontare. Si consiglia però di proporre un quadro generale della suddivisione per generi affrontando i vari macrogeneri, e scegliendo poi al loro interno almeno un genere.

Affrontando il tema si deve premettere che non esiste nemmeno a livello accademico un consenso su quale sia la corretta classificazione per generi. Quindi quella che noi esponiamo è solo una proposta tra le tante. Non va assunto alcun atteggiamento dogmatico e anche i rilievi degli studenti, una volta che abbiano compreso la logica del raggruppamento, vanno attentamente valorizzati. Anche perché, ad esempio, non mancano esempi di film che sono ibridi tra generi diversi. Molto spesso, quando questi ibridi hanno successo, danno vita a nuovi generi.

Dato che l'ipotesi da cui muoviamo è che le famiglie di macrogeneri rispondano all'umano bisogno di vivere emozioni (e ad ogni macrogenere ne corrisponde una) pur rimanendo al sicuro nella propria confort zone, è importante che gli studenti sappiano riconoscere le proprie emozioni per comprendere come e perché qualcun altro (le case di produzione) puntino a fargliele provare. Questi dibattiti (da condurre in classe lasciando ampio spazio al contributo degli studenti e preoccupandosi più che altro di organizzarli, magari in diretta alla lavagna) possono essere anche molto utili per suscitare in loro riflessioni critiche sull'offerta cinematografica commerciale.

È da sottolineare infine che non tutti i film sono classificabili in generi. Il genere è una caratteristica prevalente anche se non esclusiva del cinema commerciale. Ad esempio non è possibile attribuire molti film d'autore ad uno specifico genere (sulla suddivisione tra film autoriali e commerciali vedi la scheda di p.21 del libro di testo per le superiori Corso di linguaggio audiovisivo e multimediale e a p.28-29 del libro di testo per l'università Il linguaggio cinematografico). 


Obiettivi

Gli studenti dovrebbero alla fine dell'unità didattica conoscere i diversi macrogeneri e le ragioni della loro esistenza, dovrebbero acquisire l'abilità di riconoscere in due o più film le caratteristiche che li legano ad uno stesso genere e la competenza di attribuire un film che non hanno mai visto ad un genere che hanno imparato a riconoscere.


Testi

Il tema è affrontato da p.38 a p.49 del libro di testo per le superiori Corso di linguaggio audiovisivo e multimediale e in maniera molto più sintetica da p.26 a p.28 del libro di testo per l'università Il linguaggio cinematografico). Nel libro di testo per le superiori vi è un approfondimento sulle ragioni del successo dell'horror da p.57 a p.60.


Siti

Vi è un'intera sezione di cinescuola dedicata ai generi. La pagina di raccordo può servire a introdurre l'unità didattica. Poi si dovrà necessariamente scegliere a quale/i macrogeneri e generi dedicare le lezioni. Le pagine riguardanti i diversi generi hanno gradi diversi di approfondimento.

In questa stessa sezione vi sono delle pagine dedicate al genere western ma in un'ottica particolare: si confrontano continuamente questi film con la realtà concreta della storia degli Stati Uniti d'America: Le guerre indiane e il cinema, La formazione degli USA e il cinema, Il Far West e il cinema, Lo schiavismo e la Guerra Civile USA e il cinema.


Materiali video

Tutte le pagine della sezione generi del sito cinescuola sono corredate da numerosi esempi tratti da film.


Laboratorio di analisi (triennio): riconoscere un genere dal poster

La scheda di lavoro che viene proposta si basa sul concetto espresso a p. 38 del libro di testo per le superiori Corso di linguaggio audiovisivo e multimediale : “Molti spettatori magari non conoscono il nome di un certo genere, ma quando devono scegliere il film da guardare sanno dedurre da alcuni segnali a quale gruppo di film simili appartiene. Le produzioni lanciano chiari segnali dell’appartenenza di genere del film che vogliono promuovere: una volta attraverso i manifesti pubblicitari, oggi con i trailer. Anche i titoli o certi volti di attori o di registi possono rassicurare lo spettatore sul genere cui appartiene il film”.

Gli studenti vengono invitati ad attribuire un film, sulla base del suo poster, ad un genere tra quelli elencati e ad argomentarne la scelta. Lo stesso lavoro può essere proposto sostituendo i poster con i relativi trailer. I poster sono tutti nella versione coming soon, diffusi dunque prima dell’uscita dei film, quindi particolarmente significativi sul piano dei segnali che le case di produzione intendono lanciare al potenziale pubblico.

L’argomento si presta anche a una collaborazione con le materie di ambito grafico. A questo proposito si fa notare che è possibile costruire un percorso grafico e cinematografico sulla cartellonistica lungo tutto il libro di testo per le superiori. Si possono trovare riprodotti diversi manifesti cinematografici alle pp. 38-48, 58-60 e 72-77. È presente inoltre una scheda sulla storia della cartellonistica italiana alle pp. 199-200.

Di seguito una scheda esempio cui seguono commenti su come i poster riprodotti nella scheda, gli slogan che li accompagnano e il titolo stesso lancino segnali precisi di appartenenza di genere.

1. Wolverine: L’immortale (The Wolverine, r. di James Mangold, 2013, USA). Il genere supereroi si basa su personaggi iconici (e attori che li impersonano) già conosciuti dal pubblico. Lo spettatore non deve scoprire il personaggio: lo vuole di nuovo vedere in azione, con le sue consuete caratteristiche. Così Wolverine nel poster è al centro della scena con il suo usuale look felino e l’atteggiamento guerresco. I film dei supereroi appartengono al macrogenere avventura, che è basato sullo scontro anche fisi- co tra il buono e il cattivo: dal poster è evidente, per le armi esibite, che si promettono aspri com- battimenti. I film dei supereroi, inoltre, esaltano le caratteristiche di genere del corpo, sia femminile che maschile: Hugh Jackman a torso nudo soddisfa le aspettative di identificazione/proiezione degli adolescenti maschi. Sullo sfondo, una città sembra crollare: una promessa per la fetta di pubblico che è attratta dalla visualizzazione di immani catastrofi. Il genere interessa gli spettatori appassionati di effetti speciali, ed ecco la sottolineatura del 3D. Il visual dark (pioggia, desaturazione, buio ecc.) può spinge- re al cinema quegli spettatori che amano il lato più oscuro del genere: non la parte Fantastici Quattro/ Superman, quanto piuttosto quella X-Men/Batman.

2. Interstellar (r. di Christopher Nolan, 2014, USA). Il poster è in grado di attrarre il pubblico della fanta- scienza: non si promettono combattimenti, ma spa- zi aperti, immaginazione, pianeti lontani, tecnologie futuristiche. L’astronave ne è il simbolo, così come le tute spaziali e il cielo stellato. Non si allude a un pericolo imminente, ma si stimola la curiosità (che ci fanno degli astronauti in mezzo all’acqua?). Non ci si deve aspettare action, ma pacate riflessioni sul futuro dell’uomo (il claim: “Mankind’s next step will be our greatest”). La sottolineatura che alcune se- quenze sono state girate in IMAX viene posta sotto il segno dell’esperienza sensoriale (“Experience it in IMAX”) e non dell’effettistica gratuita.

3. Io, Daniel Blake (I, Daniel Blake, r. di Ken Loach, 2016, UK, FR). Si tratta del poster inglese del film, la versio- ne italiana è meno politicizzata. La pellicola non ap- partiene ad alcun genere, ma si rivolge a un pubblico amante dei film d’autore, non commerciali. I segnali con cui lo si invita sono espliciti. Si informa che il film è vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes,informazione di scarsa rilevanza se si trattasse di un film commerciale (per il quale semmai si mette- rebbero in evidenza gli eventuali Oscar). L’atteggia- mento del protagonista e il suo costume segnalano chiaramente che si tratta di un ritratto con ambizio- ni realiste e probabilmente di denuncia sociale. La scelta è confermata dalla modalità di scrittura del titolo, come se fosse stato spruzzato con lo spray sul muro, a mo’ di protesta. In alto, in evidenza, sono sia il nome del regista che dello sceneggiatore, ruolo professionale quest’ultimo che per il pubblico dei film di genere è quasi sconosciuto. Il resto del poster è costituito dalle dichiarazioni di una gran quantità di critici, dato che le recensioni autorevoli sono avi- damente lette dal pubblico dei film autoriali.

4. Colpa delle stelle (The Faultin Our Stars, r.diJosh Boone, 2014, USA). Il poster lancia chiari segnali dell’appartenenza al genere del melodramma sen- timentale. La coppia è in primo piano e occupa tutto il poster con pari importanza: questo genere mette in scena un innamoramento, stato emozio- nale che il pubblico vuol rivivere guardando la pelli- cola, e in quello stato si prova effettivamente, nella vita reale, la sensazione di noi due soli al mondo. Come in tutti i film d’amore, non c’è gerarchia di ge- neri: maschio e femmina sono ambedue importanti e ugualmente forti. La ragazza ha però una leggera preminenza (dato che il suo volto non è rovesciato e dunque colpisce prima la nostra attenzione) e la scritta in alto (il richiamo al fatto che si tratta di un adattamento di un romanzo) è più facile che attrag- ga il pubblico femminile, che legge in maggior mi- sura rispetto a quello maschile. Le modalità di scrit- tura del titolo riprendono, sia nella fattura che nella scelta dei colori, il gesso della lavagna, in modo da lanciare un segnale ai teenager (se non avessero fat- to caso alla giovane età dei protagonisti), che il film è dedicato a loro. Il poster, poi, avvisa sottilmente che non si tratta di una commedia, e che il pubbli- co desideroso di piangere verrà senz’altro accon- tentato: sul volto sorridente della ragazza spunta dal naso un’evidente cannula. È ammalata, cosa che, per chi si fosse distratto, è ribadito anche dal claim: “One sick love story”.

5. Lo Hobbit: La battaglia delle cinque armate (The Hobbit: The Battle of the Five Armies, r. di Peter Jackson, 2014, USA, NZ). Il genere fantasy promette di vivere sentimenti legati al tono epico: vi sono sempre molti personaggi, in modo da facilitare i processi di identificazione/proiezione di svariate tipologie di spettatori (ed ecco le figure d’insieme che si assiepa- no sul primo piano del poster), e scontri che non sono quelli tipici dei supereroi (in fondo simili ai duelli dei western) ma quelli epici che vedono masse scontrarsi, interi popoli battersi, città e nazioni crollare (immagini evidenti sullo sfondo). È un mondo dove non regna la logica della scienza (o della pseudoscienza), ma quella della magia (in primo piano Gandalf e il suo bastone magico da un lato, e la spada dell’hobbit dall’altro). Gli eroi non combattono il cattivo, come nei supereroi, ma il Male stesso (mostri, buio, fuoco ecc.). Il 3D è segnalato, ma non è sottolineato come nei film dei supereroi: per il pubblico fantasy gli effetti speciali devono essere al servizio della storia, e non viceversa

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Scheda sui generi cinematografici
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Laboratorio di pratiche: il trailer inverso

Agli studenti si chiede di costruire un trailer con le immagini di un film appartenente ad un certo genere, scegliendo immagini e realizzando un voice over che inducano il pubblico ad attribuirlo ad un genere del tutto diverso, ad esempio un film horror che sembri una commedia, o un film comico che appaia come un thriller.