IL RUMORE


Altri esempi relativi al sonoro nel cinema sul canale youtube cinema e suoni.



All’inizio di "C’era una volta il West" (r. di Sergio Leone, 1968, IT-USA) tre banditi aspettano Armonica. Non c’è musica, ma un concerto di effetti sonori (il cigolio di un mulinello azionato dal vento, una mosca, una goccia d’acqua, ecc.) che progressivamente cresce di intensità sino all’arrivo del treno. Dal treno scende Armonica, annunciato, ancor prima di essere visualizzato, dal leitmotiv a cui è associato. Musiche di Ennio Morricone.


Charlie Chaplin ci mise un po’ di anni ad accettare l’avvento del sonoro. Nel 1931, quando era già diffuso ovunque, realizzò "Luci della città" ("City Lights", USA) in cui non c’è parlato, ma solo musica. In "Tempi moderni" ("Modern Times", 1936, USA) alla musica si aggiungono gli effetti sonori. La musica, con la sua stretta aderenza al visivo (in alcuni momenti con una funzione di mickey mousing) in qualche modo sostituisce i rumori ripetitivi, ad esempio della catena di montaggio. Nella scena del bagno, in cui il protagonista prova a rilassarsi, la musica è utilizzata in funzione di commento. Nella sequenza gli effetti sonori indicano e sottolineano il comando e il controllo del sistema fabbrica sull'operaio: l'arresto e l'avvio della catena di montaggio, la vidimazione del cartellino, ecc. Le uniche voci che si sentono sono quelle trasmesse da apparati meccanici. Solo alla fine del film si ode la voce del personaggio mentre canta una canzone, le cui parole comunque sono prive di significato.


"Eraserhead" (r. di David Lynch, 1977, USA) è costantemente accompagnato da un concerto di rumori di fondo di tipo industriale, tenuti a bassa intensità e che contribuiscono molto all'atmosfera inquietante del film. Nella sequenza si noti come il rumore di fondo varia dall'esterno dell'appartamento all'interno, dove è più contenuto (una sorta di soffio più acuto del precedente), anche se comunque invasivo. Quando il protagonista attiva la musica in scena, questa non annulla il rumore di fondo, ma ne aggiunge uno: viene posto in primo piano sonoro il rumore ritmico della puntina sul disco. Quando la camera si avvicina al volto del personaggio il rumore di fondo si intensifica trasformandosi in effetto sonoro artificiale che allude ad un suono interiore, visto la coincidenza con il Primo piano e l'angolazione frontale. Il soffio diviene una sorta di cicaleccio, cui si aggiungono suoni industriali quando in soggettiva viene inquadrata la finestra murata, facendo pensare ad una percezione minacciosa dell'esterno da parte del personaggio. A conferma dell'interiorità del suono, quando il protagonista torna in sé e si allontana dalla camera, il rumore diminuisce d'intensità.


In "Tempo di divertimento" ("Play Time", r. di Jacques Tati, 1967, FR, IT)  i dialoghi sono ridotti spesso a bisbigli e la colonna sonora è quasi interamente costituita da suoni d'ambiente e soprattutto da effetti sonori. Si noti la differenza tra il rumore d'ambiente dell'esterno (dominato dal traffico cittadino e che non consente di percepire i suoni nella loro singolarità) e il silenzio ovattato (reso con un leggero sibilo) dell'interno, che esalta gli effetti sonori.



In questa scena tratta da "2001: Odissea nello spazio" ("2001: A Space Odyssey", r. di Stanley Kubrick, 1968, USA, UK) i due astronauti entrano in una capsula isolata acusticamente in modo che HAL non li possa udire: le voci risuonano nel più totale silenzio. Il suono d'ambiente riprende quando la camera riproduce il punto di vista di HAL, esterno alla capsula.



Durante la sequenza dello sbarco in Normandia di "Salvate il soldato Ryan" ("Saving Private Ryan", r. di Steven Spielberg, 1998, USA) il protagonista ha un momento di sbandamento e la sua condizione soggettiva è resa da una sorta di soffio cupo e dal filtraggio dei suoni d’ambiente che vengono fortemente attutiti, in contrasto con il visivo scioccante.