1. Dal 1895 alla fine del XIX sec. Il cinematografo si diffonde a livello globale come fenomeno da fiera.
2. Fino alla Prima Guerra Mondiale. Si formano imprese capitaliste che utilizzano la nuova invenzione. Il dominio mondiale lo esercitano alcune multinazionali europee, soprattutto francesi. Si differenziano i tre rami economici del cinema: produzione, distribuzione, esercizio. Nascono e si diffondono le sale cinematografiche. Si sviluppano i generi. Il divismo si trasferisce, potenziato, dal teatro al cinema.
3. Fino agli anni '40. Dopo una dura lotta di concorrenza interna agli USA, si affermano le imprese di Hollywood. Presto diventano majors che dopo la Grande Guerra, strettamente associate, conquistano il mercato mondiale. Solo l'industria tedesca riesce a tener loro testa, fino all'avvento del nazismo. Il cinema USA si struttura come industria moderna, con una forte divisione interna del lavoro: lo studio system. Si fondano generi che si affermeranno universalmente: western, commedia, film comico, gangster, noir, horror, thriller... Il cinema diventa lo spettacolo più amato a livello di massa e gli Stati attuano una rigida censura per imporre valori e idee che non risultino pericolose per il mantenimento dello status quo.
4. Gli anni '50. La televisione entra prepotentemente in campo con canali che in quasi tutto il mondo sono pubblici e con finalità che cercano di coniugare allo stesso tempo divertimento, pedagogia e controllo politico, con una offerta, comunque, che è ancora povera di contenuti. Nasce la serialità televisiva. Il sistema hollywoodiano entra in crisi per la concorrenza della tv e la presenza di un pubblico giovanile non soddisfatto dell'offerta che gli viene proposta.
5. Gli anni '60-'70. Un pubblico giovanile più esigente e critico permette il rinnovamento dei generi, la realizzazione di molti film innovativi e il rafforzamento di coloro che vogliono fare del cinema una forma d'arte. Autori e pubblico si ritrovano intorno a riviste, cinema d'essai ed autori. Anche la tv cerca di venire incontro a queste esigenze con produzioni più qualificate.
6. Gli anni '80. Dalla fine degli anni '70 la televisione moltiplica la sua offerta. Aumenta il numero di canali, i programmi vengono diffusi anche via cavo e via satellite, il palinstesto copre ogni ora del giorno e della notte, cresce il numero dei teledipendenti. La TV si apre ovunque ai privati e la pubblicità diventa il principale strumento di ricavo economico. La produzione si standardizza. A metà degli anni '70 Hollywood esce dalla crisi e ristabilisce il suo dominio proponendo nuovi generi, come l'action movie e la fantascienza. I cinema d'essai vanno in crisi, si moltiplicano le multisale.
6. Gli anni '90. Una parte del pubblico giovanile assegna le proprie preferenze al cinema indipendente USA e al cinema d'autore europeo. Crescono cinematografie non occidentali come quella africana, cinese e indiana. Si forma di nuovo un pubblico attento al cinema di qualità che ha come riferimento il circuito dei festival, le università, i siti internet.
7. Gli anni 2000. Le case di produzione indipendenti USA vengono assorbite dalle majors che diventano grandi congloberati mediatici, che prendono il nome di Big Six. Queste ultime, comunque, sono attente ad offrire prodotti specificatamente dedicati al pubblico colto, mentre i grossi guadagni sono garantiti da blockbuster di grande investimento, fortemente standardizzati e che sono parte di franchise consolidate. I programmi tipicamente televisivi si standardizzano con la diffusione internazionale dei format. La tv perde comunque terreno specie tra i giovani a favore di internet, che diviene a tutti gli effetti un media. I prodotti cinematografici e televisivi viaggiano sempre di più attraverso internet, sganciati dalla distribuzione ufficiale e dai palinsesti, come accade alla sempre più florida fiction seriale.