1. I primi quindici anni del cinema, in genere, non può essere ricordato per particolari apporti artistici, poiché il linguaggio cinematografico non era ancora arrivato ad una articolazione significativa. Inoltre il rapido impadronirsi del mezzo da parte dell'industria lasciò poco margine ai potenziali autori.
2. Gli anni Venti sono stati un periodo in cui sono aumentati i tentativi di fare del cinema una nuova forma d'arte. Negli USA Charles Chaplin cercò di coniugare ricerca artistica e successo popolare. Un autore meno fortunato, perché ostacolato dall'industria, fu Erich Von Stroheim. In Europa le avanguardie artistiche esplorarono le potenzialità del mezzo con autori quali Luis Buñuel e René Clair. Fu però in Germania durante la Repubblica di Weimar (con autori quali Georg Wilhelm Pabst, Friedrich Wilhelm Murnau e Fritz Lang) e l'Unione sovietica prima dell'avvento dello stalinismo (l'"avanguardia" di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, Vsevolod Illarionovič Pudovkin, Aleksandr Petrovič Dovženko e Dziga Vertov) a imporre definitivamente il cinema come possibile forma d'arte. Un altro autore europeo di grande influenza fu il danese Carl Theodor Dreyer.
3. Gli anni Trenta videro il pieno dispiegarsi dell'industria cinematografica statunitense, non molto incline a lasciar spazio a sperimentazioni artistiche. Pochi riuscirono a sfuggire alla sua logica, tra questi Orson Welles. In Europa si erano affermati i totalitarismi e con essi venne meno la possibilità di esprimersi in libertà. Nella Francia non ancora occupata, prese forma quello che venne chiamato "realismo poetico" con autori quali Julien Duvivier, Marcel Carné, Jean Vigo e Jean Renoir.
4. Gli anni Quaranta videro un breve momento, nell'immediato dopoguerra, in cui il cinema si fece espressione delle ansie e del desiderio di rappresentazione del reale, ma solo in un Paese, l'Italia, si ebbero risultati artistici di tutto rilievo con il "neorealismo" e autori quali Vittorio De Sica (in collaborazione con Cesare Zavattini), Roberto Rossellini e Luchino Visconti. Meno forte l'impronta lasciata nello stesso periodo dal cinema britannico con autori quali David Lean e Carol Reed.
5. Negli anni Cinquanta cominciarono ad operare una serie di autori che davano voce alle inquietudini dell'individuo che serpeggiavano in un mondo raggelato dalla Guerra Fredda, tra loro lo svedese Ingmar Bergman e gli italiani Federico Fellini e Michelangelo Antonioni. In Giappone la ricca tradizione cinematografica si ravvivava con autori quali Kenji Mizoguchi, Yasujirō Ozu e Akira Kurosawa.
5. Negli anni Sessanta e Settanta il clima di ribellione giovanile fu in qualche modo prima anticipato e poi cavalcato dal cinema con una serie di movimenti che innovarono profondamente e si posero in diretto contrasto con l'industria: il "free cinema" inglese (già a metà degli anni '50 con autori quali Lindsay Anderson, Karel Reisz, Tony Richardson, Joseph Losey, John Schlesinger, Ken Russell, Ken Loach) , la "nouvelle vague" francese (Jean-Luc Godard, François Truffaut, Eric Rohmer, Robert Bresson), il "neue deutsche welle" (Rainer Werner Fassbinder, Werner Herzog, Wim Wenders, Margarethe von Trotta, Alexander Kluge, Edgar Reitz), il "nuovo cinema giapponese" (Nagisa Oshima, Shohei Imamura), il "nuovo cinema spagnolo" (Carlos Saura), il "nuovo cinema latinoamericano" (Tomás Gutiérrez Alea, Glauber Rocha, Ruy Guerra, Miguel Littín, Jorge Sanjinés), greco (Theodōros Angelopoulos e Constantinos Gavras) e il cinema dei Paesi dell'Est (il russo Andrej Arsen'evič Tarkovskij, il polacco Andrzej Wajda, gli ungheresi Miklós Jancsó, István Szabó e Pal Gabor, il ceco Milos Forman). Negli USA per la prima volta si affermarono autori controcorrente con il "new american cinema" e autori quali John Cassavetes; la spinta all'innovazione influenzò la stessa produzione industriale con la "new Hollywood" (George Lucas, Francis Ford Coppola, Robert Altman, Martin Scorsese, Steven Spielberg, Woody Allen, Peter Bogdanovich, John Boorman, Mel Brooks, Monte Hellman, Terrence Malick, Mike Nichols, Sam Peckinpah, Arthur Penn, Roman Polanski, Sydney Pollack, Bob Rafelson, Ridley Scott), mentre un caso a parte è quello di Stanley Kubrick. Anche in Italia si sviluppò un "nuovo cinema italiano" (Marco Bellocchio, Bernardo Bertolucci, Paolo e Vittorio Taviani, Marco Ferreri, Liliana Cavani, Pier Paolo Pasolini) e successivamente un cinema fortemente politico (Francesco Rosi, Elio Petri, Gillo Pontecorvo, Florestano Vancini, Giuliano Montaldo).
6. Con la rivincita dell'industria negli anni Ottanta il cinema d'arte non ebbe molto spazio nè un pubblico di massa disposto a supportarlo. Vennero alla ribalta però cinematografie sconosciute quali il cinema africano, con autori quali il senegalese Ousmane Sembène, il burkinabè Idrissa Ouedraogo, il maliano Cheick Oumar Sissoko, e il cinema cinese, con la cosiddetta quinta generazione con registi quali Zhang Yimou e Chen Kaige.
7. Gli anni Novanta anni hanno visto un ritorno del cinema d'autore in tutti i Paesi: Regno Unito (Danny Boyle, il redivivo Ken Loach, Stephen Daldry, James Ivory, Stephen Frears), USA (Quentin Tarantino, Ang Lee, Gus Van Sant, Jim Jarmusch, Joel e Nathan Coen, Abel Ferrara, David Lynch, Steven Soderbergh, Todd Solondz), Danimarca (Lars von Trier e il movimento "Dogma 95"), Belgio (Jean-Pierre e Luc Dardenne), Francia (Jean-Pierre Jeunet, Mathieu Kassovitz, Laurent Cantet, Jacques Audiard), Spagna (Pedro Almodóvar), Austria (Michael Haneke), Polonia (Krzysztof Kieślowski), Corea del Sud (Kim Ki-duk).
8. Gli anni Duemila hanno segnato il ritorno della grande industria, ma in compenso si è consolidato un canale di cinema autoriale garantito dalle stesse majors e con interscambi con il ramo commerciale. Le serie tv hanno notevolmente migliorato il proprio livello qualitativo; tra queste, a puro titolo di esempio, The Wire (2002-2008) e The Affair (2014).