L'IMMAGINE


Cosa significa immagine? “Un libro ricco di immagini”, “l’immagine del suo profilo”, “ho sempre in mente la sua immagine”… Utilizziamo il termine continuamente, ma la sua sostanza è sfuggente: l’immagine può trovarsi sulla carta di una rivista o apparire in televisione o addirittura risiedere solo nella nostra mente. Sicuramente la sua qualità principale è che può essere vista, e non solo con gli occhi ma anche con l’immaginazione. Un’altra sua caratteristica è che di un soggetto mostra l’esteriorità apparente: vediamo la forma esteriore del volto di un individuo, ma non sappiamo cosa gli passi per la testa. In terzo luogo l’immagine può rappresentare un oggetto o una persona, ma anche qualcosa di indeterminato: lo schizzo a matita di un bambino è spesso incomprensibile, ma ciò non gli impedisce di essere immagine. Sintetizzando possiamo dunque affermare che può definirsi  immagine qualsiasi rappresentazione visiva

Caravaggio "Narciso", 1597-1599
Caravaggio "Narciso", 1597-1599

Il termine deriva dal latino imago (significava anche contraffare, simulare) che ha la stessa radice del verbo imitare. L'etimologia ci aiuta quindi a comprendere che l'immagine non è la realtà: una fotografia di un volto non è il volto, è una sua imitazione, pur mantenendo una relazione intima con il modello che l'ha originata. Non a caso quando il termine si utilizza per riferirsi alle persone è quasi sempre per segnalare una costruzione che non corrisponde del tutto al reale, anche se cerca di assomigliargli. Per esempio si dice: "ha costruito la sua immagine", "l'immagine che hanno gli altri di lui non gli assomiglia", ecc. Può anche accadere che vi siano immagini apparentemente indipendenti dall'esperienza del reale: immagini di fantasia. Ma anche queste sono deformazioni o assemblaggi di forme che abbiamo visto dal vero oppure rielaborazioni di altre immagini. Nell’atto stesso in cui creiamo una immagine questa si distacca dal reale per intraprendere una propria esistenza. Se guardiamo un paesaggio, quello è il reale. Poi scattiamo una foto dello stesso soggetto o lo dipingiamo su tela ed ecco che si è creata una imitazione di quel paesaggio: l'immagine si è separata da ciò che ne ha causato la nascita, perdendone la fisicità e conservandone solo una traccia. Anche se non è propria della lingua italiana, la distinzione della lingua inglese tra image e picture aiuta a comprendere la natura incorporea dell'immagine. Image è una rappresentazione che può anche essere immaginaria, mentre picture si riferisce alle sue forme materiali come un quadro o un film. 

Erik Johansson (surreal photography: https://www.erikjo.com)
Erik Johansson (surreal photography: https://www.erikjo.com)

La gran parte delle immagini, però, sino a due secoli fa, non erano fotografiche e nemmeno sempre intendevano imitare il reale. Consapevolmente o meno ne erano anche una interpretazione. Le rappresentazioni di Gesù in epoca bizantina e in quella rinascimentale divergono perché le società delle quali sono espressione hanno una diversa visione del fatto religioso e ciò ha portato alla realizzazione di immagini dello stesso soggetto completamente diverse. Del resto, anche le immagini fotografiche (e cinematografiche e televisive) non sono solo imitazione, ma anche interpretazione. Nello stesso istante in cui riprendiamo un volto ne diamo una traduzione soggettiva: fissiamo una espressione, una fisicità, uno stato che è solo di quel momento e di quel particolare punto di vista. Per questo una immagine appare diversa quando è vista da osservatori di epoche diverse. Nella caverna di Cueva de las Manos noi vediamo una serie di mani, ma cosa si immaginavano gli umani che le hanno disegnate? Erano rappresentazioni anatomiche o simboli? Era un puro gioco estetico o una forma di preghiera? Del resto, una Madonna con un coltello conficcato in cuore è l’immagine del dolore materno, ma per un osservatore completamente estraneo alla religione cattolica può essere la rappresentazione di una donna che sta tentando il suicidio. Quindi l’immagine anche quando vuol essere imitazione del vero ha in sé qualcosa che risiede nel reale. L'immagine sta sempre da qualche parte tra la nostra mente e la realtà.

Caverna di Cueva de las manos, Argentina
Caverna di Cueva de las manos, Argentina
"Madonna addolorata", attribuito a Corrado Giaquinto, XIX sec.
"Madonna addolorata", attribuito a Corrado Giaquinto, XIX sec.

Forse ciò che ha spinto gli umani a produrre e consumare tante immagini è proprio l’insieme delle  sue differenze con il reale:

- essendo di una consistenza semplificata rispetto al reale, l’immagine è più osservabile, gestibile, godibile. È più pratico maneggiare fotografie e mappe di una casa cui siamo interessati che continuare a visitarla tutti i giorni;

- l'immagine, quando è registrata e non semplicemente riflessa, si incatena inevitabilmente al passato un istante dopo essere stata prodotta. Ciò consente di stabilire linee di continuità tra ciò che siamo e ciò che siamo stati, permette cioè di rendere presente quello che non è più. Il termine rappresentazione, che abbiamo usato per definire l'immagine, contiene non per caso la parola presente.  È questo il senso e le ragioni del successo delle foto ricordo, dei video commemorativi, dei selfie;

- l'immagine blocca un certo momento, quando invece la realtà cambia continuamente ed è caotica. Ciò permette di tracciare configurazioni del reale più chiare e univoche. Accade ad esempio coi video e le fotografie che riprendono un evento sottolineandone i momenti salienti;

- l'immagine coglie solo una parte della realtà che intende ritrarre, la realtà invece non ha limiti. Ciò consente di mettere in risalto solo ciò che interessa e stabilire una sorta di ordine. I disegni e le fotografie scientifiche ci permettono di comprendere meglio le leggi della fisica, l’universo, il corpo umano…

- la realtà è indifferente a chi la osserva. Una immagine invece può riflettere il punto di vista del suo creatore, sottolineando aspetti del reale o ignorandone o deformandone altri. È il caso delle grafiche o delle fotografie pubblicitarie ad esempio, che esaltano determinate caratteristiche dei prodotti che reclamizzano;

- la malleabilità dell’immagine rispetto alla rigidità del reale, può consentire al suo creatore, e di riflesso anche a chi guarda, l’espressione di una realtà interiore (filosofica, emotiva, ecc.). Su questo si basa ogni arte visiva, dalla pittura al cinema;

- l'immagine può sempre essere modificata anche in momenti successivi alla sua presa, la realtà invece avviene e non può essere successivamente cambiata.

Caspar David Friedrich "Viandante sul mare di nebbia" (1818)
Caspar David Friedrich "Viandante sul mare di nebbia" (1818)

ESERCITAZIONI

1. Scatta una fotografia con il tuo smartphone di un ambiente scolastico, ma scegli una inquadratura che non faccia pensare che ci si trovi in una scuola. 

2. Scatta una fotografia con il tuo smartphone di ciò che ti ha colpito di più della tua scuola. Confronta la tua opera con quella dei compagni e rifletti sulla immagine della scuola che se ne deduce. 

3. Elenca a memoria quali e quante sono le immagini presenti sulle pareti del corridoio su cui si affaccia la tua aula.


DOMANDE

1. Cos’è una immagine?

2. Qual è l'etimologia della parola "immagine"?

3. Che differenza c’è tra la realtà e la sua immagine?