I DIVERSI TIPI DI SOGGETTIVA


Esercitazione sulla soggettiva condotta nella 3SCA dell'Istituto professionale Rosa Luxemburg, Servizi Culturali e per lo Spettacolo. AS 2025-26. Docenti: Michele Corsi, Federico Visentin.


La soggettiva è uno schema di montaggio, e non semplicemente un attacco. Quindi non lega semplicemente due inquadrature tra loro (anche se teoricamente è possibile limitare una soggettiva a sole due inquadrature) ma un insieme di inquadrature. Inoltre non serve a garantire la continuità di una azione, ma ad esprimere un concetto. Il concetto è: l'attenzione di un personaggio è attratto da qualcosa fuori dall'inquadratura.

Il nucleo fondamentale di una inquadratura è costituita da tre inquadrature:

a. il personaggio guarda fisso fuori dal quadro. Si crea una domanda nel pubblico: "cosa sta guardando"?

b. la "risposta" è la ripresa di ciò che è guardato. Nella realtà l'inquadratura a e l'inquadratura b potrebbero essere state riprese in tempi e luoghi diversi, ma se la soggettiva è realizzata bene il pubblico si illude che stiano avvenendo nello stesso tempo e nello stesso luogo. Naturalmente l'inquadratura b deve essere spazialmente coerente con l'inquadratura a: se il soggetto guarda verso il basso, l'oggetto guardato dovrebbe essere ripreso dall'alto verso il basso. Inoltre se è lontano dovrebbe essere ripreso con una grandezza scalare che comunichi la distanza.

c. solitamente vi è una inquadratura di ritorno in cui il soggetto distoglie lo sguardo dall'oggetto, oppure compie una qualche azione (ad esempio afferrarlo), oppure viene avvicinato dalla camera per mostrare che è stato emotivamente colpito.

Però le soggettive sono solitamente più complesse di così. L'esercizio consiste per l'appunto nel realizzarle ispirandosi a scene di film conosciuti che vengono viste ed analizzate.


LA SOGGETTIVA SEMPLICE

In  "La corazzata Potëmkin" ("Bronenosets Potyomkin", r. di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, 1925, URSS) il medico di bordo afferma che la carne destinata ai marinai è perfettamente commestibile. La prima inquadratura è un Piano d'insieme per far capire cosa accade, la seconda inquadratura è un Particolare delle mani che chiudono gli occhiali per farne una lente (si noti che lo scavalcamento di campo è reso innocuo dal contemporaneo attacco sul movimento), la terza inquadratura (il particolare dell'occhio) dà inizio ad uno schema di soggettiva semplice in cui un personaggio guarda fisso fuori dallo schermo, la quarta inquadratura mostra ciò che il medico sta guardando con l'intervento di una parte del suo corpo (la mano). 

Queste due inquadrature tratte da "The Affair" (1^stag., author Sarah Treem, 2014, USA) costituisce una soggettiva semplice. Si noti che lo sguardo del protagonista (verso l'alto) è coerente con l'angolazione dal basso con cui sono ripresi i ragazzi.

In queste inquadrature tratte da una scena di "Bread and Roses" (r. di Ken Loach, 2000, UK, Germania, Spagna), l'immigrata clandestina Maya sta guardando con timore e ammirazione i grattacieli che la circondano e dove lei spera di poter lavorare come addetta alle pulizie. La panoramica in soggettiva fortemente dal basso rende quelli che sono i suoi sentimenti in quel momento. La soggettiva semplice è resa con un Piano medio che mostra la ragazza mentre guarda verso l'alto, cui segue la panoramica.


LA SOGGETTIVA ARTICOLATA

In "Accattone" (r. di P. P. Pasolini, 1961, Italia) il protagonista è combattuto tra la sua abitudine a sfruttare quelli che lo circondano, e che lo porta a indurre la sua ragazza alla prostituzione, e l'incipiente innamoramento. Come è tipico del personaggio il suo disagio non prende la forma di una seppur vaga coscienza di sè, ma quella dell'autolesionismo. La prima inquadratura è una FI che serve a collocare il personaggio nello spazio e a indicare che sta guardando qualcuno fuori dal quadro. Nell'inquadratura successiva vediamo ciò che lui sta osservando: la sua ragazza di spalle affiancata dal possibile cliente. La prima e la seconda inquadratura costituiscono dunque la soggettiva. La seconda inquadratura è un Campo medio in modo da stabilire la distanza che c'è tra i due. La quarta inquadratura è un Mezzo primo piano: un avvicinamento drastico che indica che ciò che sta vedendo turba il personaggio. La quinta comunica di nuovo ciò che il protagonista sta guardando: il cliente sta già abbracciando la sua ragazza. Per segnalarci che ciò non lo lascia per nulla indifferente la camera lo avvicina in Primissimo piano. L'inquadratura successiva ingrandisce con il Particolare ciò che colpisce il personaggio: la mano del cliente che accarezza la spalla della sua ragazza. La prima coppia di inquadrature (MPP di lui, CM di lei) serviva a registrare la distanza tra i due, ha quindi un carattere descrittivo, la seconda (PPP di lui e Particolare di lei) invece svolge una funzione emotiva: serve a farci comprendere cosa sta provando il protagonista. Se il particolare della spalla della ragazza fosse seguita al MPP di lui non avremmo capito a che distanza ella fosse collocata o avremmo pensato che si trovava a un metro di distanza. La seconda coppia di inquadrature viene alternata più volte per indicare la crescente esasperazione del protagonista, fino a che si torna sulla FI iniziale per rappresentare la soluzione che lui trova al conflitto. Si tratta di un esempio di soggettiva articolata.

Il protagonista di "Accattone" (r. di Pier Paolo Pasolini, 1961, Italia) cerca di colpevolizzare la sua ragazza per aver accettato di uscire con un uomo quando lui stesso l'aveva indotta a farlo. La soggettiva articolata comincia con  una Figura intera che passa ad un Mezzo primo piano del personaggio quando si accorge che sta arrivando la ragazza. Lo sguardo fisso fuori dal quadro introduce il Campo lungo della donna che si sta avvicinando e che comunica la distanza tra i due. Per comunicare l'impressione che lei suscita in lui, il protagonista è ripreso con  un piano più ravvicinato (PP). Da notare che l'attore gira il volto come a seguire l'avvicinamento della donna quando nella realtà probabilmente lei non era presente. Grazie al movimento dello sguardo non siamo stupiti nell'inquadratura successiva di trovare la donna in PA.  

Questa scena de "I ragazzi del Reich" ("Napola - Elite für den Führer", regia di Dennis Gansel, 2004, Germania) ne richiama un'altra, analoga, accaduta all'inizio del film. La decisione del protagonista di non soddisfare le richieste degli ufficiali nazisti viene resa con l'attutirsi del suono d'ambiente e l'introduzione di alcune note musicali, il ralenti e la sovraesposizione sul volto del protagonista. Il montaggio alterna l'azione del personaggio agli inserti del pubblico, visti in soggettiva  prima in Piano medio poi in Primo piano. 

"The Fountain" (r. di Darren Aronofsky, 2006, USA) si snoda attraverso tre linee, quella "mitica", quella "trascendente" e quella "realista". Nelle prime sequenze il passaggio dall'una all'altra è evidenziato oltre che dai costumi e dall'ambientazione anche dalla temperatura colore che nella prima è virata sull'ambra con piccole variazioni di rosso, la seconda è fredda e bluastra, mentre la terza appare più o meno regolare. In questa sequenza il protagonista viene prima inquadrato con un Totale a piombo per mostrarci l'insieme dell'azione (lui intento a sfogliare un libro), quindi si passa a un Primo piano di lui che guarda fisso verso il basso: è linizio della soggettiva articolata. L'inquadratura successiva mostra l'oggetto del suo sguardo: l'inizio del capitolo. Per sottolineare la sua concentrazione, la camera inquadra poi  il protagonista con un Particolare degli occhi. Gli occhi cominciano a muoversi simulando la lettura e introducendo così la carrellata sulle righe.

In "Che fine ha fatto Baby Jane?" ("What Ever Happened to Baby Jane?", r. di Robert Aldrich, 1962, USA) Blanche è prigioniera di sua sorella Jane, che è impazzita. Non può camminare e dal piano soprastante vorrebbe raggiungere il telefono. Lo schema della soggettiva articolata aiuta a costruire la dinamica senza spendere parole: la camera inquadra la donna mentre guarda fisso in avanti e una zoomata ingrandisce il telefono; si torna a lei, stavolta con un’inquadratura più ristretta per adeguarsi alla conclusione dello zoom, che ha esplicitato la forza del suo desiderio (quindi svolge una funzione emotiva); poi, nella stessa inquadratura, la donna volge lo sguardo verso il basso. Con una soggettiva semplice sono riprese le scale, il suo ostacolo.

In questa scena il protagonista di "Get Out" (r. di Jordan Peele, 2017, USA) verifica ai margini del bosco qual è l’animale che lui e la fidanzata hanno investito. La semisoggettiva iniziale fissa la distanza tra lui e il cervo, le inquadrature successive avvicinano i due poli dell’azione con una soggettiva articolata, comunicando la crescente inquietudine del personaggio.

E’ la scena in cui per la prima volta Max vede Jackie e ne rimane subito colpito in "Jackie Brown" (r. di Quentin Tarantino, 1997, USA). L’avanzare di Jackie verso la camera è alternato alla carrellata avanti dal basso dal Piano medio al Prissimo piano verso Max. La lentezza del movimento porta il pubblico ad immaginare che l’avvicinamento di Jackie provochi in Max un forte impatto. Si noti che ciò accade non per merito di particolari espressioni facciali dell’attore, ma esclusivamente in forza del movimento di camera. L’angolazione dal basso di Max contribuisce a sottolineare l’impressione di forza dell’emozione provata dal personaggio. L'articolazione della soggettiva dunque è ottenuta con un movimento di camera e non con un taglio tra inquadrature di diversa grandezza scalare.


LA SOGGETTIVA MOBILE

Questa sequenza de "Gli uccelli" ("The Birds", r. di Alfred Hitchcock, 1963, USA) è costruita contrapponendo a livello di suono, il silenzio della prima parte all'estremo rumore della seconda. La tensione è fatta salire con una soggettiva mobile costruita alternando carrellate avanti e a precedere. Col pretesto della torcia, il cammino avanti a sé è illuminato in maniera diretta e parziale, provocando ombre e lasciando zone di buio.  La soggettiva mobile è costruita con una delle inquadrature che si muove nello spazio come se la camera fosse l'occhio del personaggio.

L'arrivo del protagonista nella scuola quadri nazista e la diffidenza degli altri cadetti in "I ragazzi del Reich" ("Napola - Elite für den Führer", regia di Dennis Gansel, 2004, Germania) è resa con uno schema di montaggio che alterna due soggettive in movimento: quella di chi sta fermo (e dunque è descritta da una panoramica) e quella di chi si sta muovendo (con una carrellata laterale) ambedue con sguardo in camera in modo da rendere più forte l'interazione.

In questa scena di "Get Out" (r. di Jordan Peele, 2017, USA) i due fidanzati stanno tornando a casa, ma ormai è chiaro al protagonista che qualcosa non va, e al pubblico che è una trappola. Per rendere l'inquietudine della situazione, l'autore adotta una serie di soggettive in movimento accompagnate da ralenti per aumentare la tensione.


LA SEMISOGGETTIVA

Le semisoggettive si hanno quando viene inquadrato il volto di chi guarda e successivamente l’oggetto del suo interesse, ma includendo almeno in parte l’osservatore (la spalla, la nuca ecc.). In questa scena tratta da "Mission: Impossible" (r. di Brian De Palma, USA, 1996) Ethan si rende conto che il suo ex capo e la sua donna lo hanno tradito. 

In questa scena tratta da "Rosemary’s Baby" (r. di Roman Polanski, 1968, USA) la protagonista si è accorta del complotto di cui è stata vittima. La camera l'accompagna in carrellata avanti in semisoggettiva mobile (ovvero una soggettiva che include parte del soggetto di spalle mentre si muove nello spazio), anche se lei è in campo. In questo modo il pubblico è portato a condividere il suo punto divista e le sue scoperte. Quando Rosemary alla fine si volta verso la camera parte una soggettiva "vera".


LA PSEUDOSOGGETTIVA

Vi sono infine soggettive... prive di soggetto. Sono le pseudosoggettive, un movimento che parte come soggettiva, ma si rivela essere un movimento autonomo della camera. In questa scena tratta da "Ossessione" (di L. Visconti, 1943, Italia) il vagabondo Gino è attratto dalla canzone di Giovanna. Una lenta carrellata avanti sembra una soggettiva, ma  Gino entra inaspettatamente in campo.

In questa scena di "M - Il mostro di Düsseldorf" ("M - Eine Stadt sucht einen Mörder", r. di Fritz Lang, 1931, Germania), il serial killer Beckert sta osservando la sua prossima vittima. Desiste quando la madre la raggiunge e la porta via. Da notare che l'evento è risolto con solo due inquadrature. Beckert cerca di soffocare l'impulso sessuale-aggressivo (richiamato dalla melodia che lui stesso fischietta e simboleggiato dalle insegne mobili della vetrina) con un liquore. La prima inquadratura sembra una soggettiva in movimento dove il personaggio non è visualizzato ma sentito grazie al fischiettio. Poi però, senza che vi siano stacchi, dopo il sopraggiungere della madre , la camera  si sposta in panoramica inquadrando il pedofilo che si è "staccato" dalla soggettiva rifugiandosi nella rientranza del negozio, trasformando così il movimento di camera complessivo in una pseudosoggettiva.

In "Alien" (r. di Ridley Scott, 1979, USA, UK) vi è una pseudosoggettiva quando la camera si avvicina in carrellata avantiverso l'ufficiale scientifico Ash e solo alla fine si scopre che, forse, si trattava della soggettiva del tenente Ripley. Non è però una soggettiva vera e propria: il personaggio appare a lato della camera che dovrebbe costituire il suo punto di vista e che in effetti ha un'altezza ribassata rispetto a quella degli occhi del personaggio . La soluzione permette al regista di far condividere (grazie al lento avvicinamento indagatore) i sospetti del tenente riguardo al comportamento di Ash, mantenendo però un maggiore distacco rispetto a quanto avrebbe permesso la soggettiva, che induce una totale coincidenza di sguardi tra personaggio e pubblico.


LA PERCEZIONE SOGGETTIVA

In "L'ultima risata" ("Der Letzte Mann", regia di Friedrich Wilhelm Murnau, 1924, Germania) il portiere torna a casa di sera pieno di vergogna per essere stato licenziato. Le ombre, la carrellata indietro che mostra i vicini che si sporgono e le immagini con sovrimpressioni mettono in rilievo la sua percezione soggettiva

In questa sequenza tratta dalla serie "The Affair" (1^stag., author Sarah Treem, 2014, USA) Alison guarda in soggettiva suo marito che conversa con una amica. Il suo punto di vista è reso da una carrellata avanti che serve a comunicare che quel che sta accadendo interessa molto ad Alison. Si tratta di una alternativa allo schema della soggettiva articolata, in cui l'oggetto guardato e il soggetto vengono prima ripresi comunicando la distanza tra i due, poi sono di nuovo ripresi con una coppia di inquadrature ravvicinate. L'immagine "guardata" da Alison è filtrata in modo da sfocarne il contorno (con uno schema di percezione soggettiva), per rendere il punto di vista psicologicamente sempre un po' alterato del personaggio.

In questa sequenza di "Gioventù, amore e rabbia" ("The Loneliness of the Long Distance Runner", r. di Tony Richardson, 1962, UK) al protagonista viene concesso il privilegio di poter correre fuori dal carcere. La sua gioia è resa da una serie di inquadrature legate da attacchi di continuità. Alla fine vi è uno schema di percezione soggettiva in cui ad una inquadratura con lo sguardo del personaggio fuori dal quadro (ripreso con angolazione a piombo) segue l'inquadratura del cielo (con angolazione supina). L'inquadratura del cielo però non è fissa come ci si aspetterebbe in una soggettiva "normale"  ma subisce una rotazione per sottolineare l'euforia del protagonista.

Nel finale de "I vitelloni" (regia di Federico Fellini, 1953, Italia) v'è una soluzione linguistica interessante quando il protagonista decide di abbandonare la città di provincia in cui è cresciuto. Mentre guarda fuori dal treno, il film si stacca dal realismo e non mostra il paesaggio come sarebbe naturale, ma le persone care che lui lascia e che stanno ancora dormendo. E sono riprese con un movimento di camera composito (carrellata laterale con panoramica) che imita lo sguardo di chi passa avanti e intanto gira la testa. Uno schema di percezione soggettiva.


ESERCITAZIONE SULLA SEMISOGGETTIVA




ESERCITAZIONE SULLA SOGGETTIVA MOBILE





ESERCITAZIONE SULLA SOGGETTIVA ARTICOLATA