L'AMBIENTAZIONE


L'ambientazione è l’insieme del materiale narrativo che situa la storia e i personaggi in tempi e luoghi determinati. Insieme a personaggi ambientazione integra i materiali narrativi che a partire dallo story concept sono necessari alla costruzione dell'opera audiovisiva fiction. I materiali narrativi sono poi configurati (punto di vista, tono, densità) e  intrecciati, secondo le procedure di  esposizione (selezione, presentazione, collocazione), tessitura, progressione e strutturazione. Il tema dell'ambientazione è affrontato alle pagine 50-53 del libro Il linguaggio cinematografico


In questa sequenza tratta da "Apocalypse Now" (r. di Francis Ford Coppola, 1979, USA) uno squadrone di elicotteri si avvicina al suo obiettivo. Il tipo di riprese (elicotteri piccoli, in formazione, contro paesaggi naturali molto suggestivi) e la musica (vagamente inquietante con il sottofondo del rumore degli elicotteri) comunicano l'idea di un gruppo di minacciosi rapaci in volo. Le scelte di ambientazione mirano per tutto il film ad esaltare il brutale contrasto tra la natura e l'estraneità degli aggressori.



In "I vitelloni" (r. di Federico Fellini, 1953, IT) il racconto si sviluppa in gran parte per le vie della cittadina, a parte la scena che si svolge sulla spiaggia. Fellini esalta questa ambientazione riprendendo i personaggi prevalentemente in Campo lungo o con angolazioni sfavorevoli. Così i personaggi non "rubano" attenzione al paesaggio e il pubblico può immergersi nell'atmosfera del mare invernale, connettendosi emotivamente alla malinconia che, confusamente, i "vitelloni", di tanto in tanto, provano. 



In questa scena di "Monica e il desiderio" ("Sommaren med Monika", r. di Ingmar Bergman, 1953, Svezia) la protagonista è inseguita dai proprietari di una villa nelle vicinanze, ai quali ha rubato un pezzo di carne. Il personaggio viene lentamente inghiottito dalle canne. Lei è la donna-natura, solo presente, solo piacere: la terra, il cielo, l'acqua, gli animali... la proteggono. L'autore lo comunica dopo un insistito Campo lungo sul paesaggio, con degli inserti della natura che si alternano al Primo piano di Monika. 



Una delle caratteristiche originali della commedia all'italiana fu la particolarità dell'ambientazione che offriva un panorama visivo dell'Italia di derivazione sostanzialmente neorealista. Si veda ad esempio questa sequenza tratta da "I soliti ignoti" (r. di Mario Monicelli, sceneggiatura di Suso Cecchi D'Amico, Age & Scarpelli, 1958) in cui la ricerca di Capannelle diviene il pretesto per mostrare una serie di scorci della Roma sottoproletaria del periodo. 



In "Terra gialla" ("Huáng tudì", r. di Chen Kaige, 1984, CHN) un militante comunista cinese alla fine degli anni Trenta raggiunge un territorio remoto per studiare le canzoni locali. All'ambientazione viene lasciato il compito di sovradeterminare ogni aspetto visivo e narrativo il ritmo è lento per adeguarsi a quello naturale della campagna, le inquadrature larghe del paesaggio arido sembrano inghiottire i personaggi, l’asprezza delle condizioni di vita condiziona la storia e i suoi esiti.



L’ambientazione dichiarata di "Dogville" (r. di Lars von Trier, 2003, DK e altri) è quella di un piccolo villaggio sulle Montagne Rocciose, all’inizio degli anni Trenta. In realtà, a parte costumi e oggetti di scena, nulla indica con sicurezza l’epoca e i luoghi. I personaggi si muovono infatti in uno spazio astratto:  la scarsezza di punti di riferimento ambientali rafforza le caratteristiche di apologo del racconto.



In "Fellini Satyricon" (r. di Federico Fellini, 1969, IT) la storia segue una linea che si interrompe più volte in maniera imprevedibile, con personaggi troppo deboli perché possano costituire stabili punti di riferimento. L’ambientazione, resa attraverso le scelte scenografiche, di costume e fotografiche, sorregge il complesso della narrazione raccontando un mondo decadente, insoddisfatto e confuso che mantiene solo legami formali con quello della Roma antica e si fa invece discorso sull’oggi.



La scelta dell’ambientazione in "Bloody Sunday" (regia di Paul Greengrass, 2002, IE-UK) è coerente con gli intenti quasi documentaristici degli autori, che rievocano la strage compiuta dall’esercito britannico a Derry, Irlanda del Nord, nel 1972. È stato scelto per le riprese un distretto di Dublino che ricordava il luogo e l’epoca dell’evento, mescolandolo a scorci riconoscibili di Derry stessa. Lo spazio è esplorato con modalità registiche che rafforzano l'impressione di "vero".



Duel (r. di steven Spielberg, 1971, USA) è all'inizio ambientato in città, poi quasi interamente in paesaggi semidesertici. Questa secca divisione serve a sottolineare la lotta simbolica tra la civiltà urbana (rappresentanta dal guidatore dell'auto) e l'arcaicità dell'interno degli USA (rappresentato dal camion).



Ken Loach è uno dei pochi registi che ha dedicato quasi interamente la propria carriera a film ambientati tra i lavoratori, descrivendone la condizione, i costumi, il modo di parlare, i quartieri e le case in cui vivono. Uno di questi film è "Riff-Raff – Meglio perderli che trovarli" ("Riff-Raff", 1991, UK), dove si raccontano le vicende di un ex carcerato che trova lavoro presso un cantiere edile in cui mancano le più elementari misure di sicurezza. 



Carnage (r. di Roman Polański, 2011, Francia, Germania, Spagna, Polonia) è ambientato tutto in interni, un appartamento, a parte la prima e l'ultima scena. In questo modo è reso più stringente la progressiva degenerazione dei rapporti tra i quattro protagonisti.



La localizzazione di "Banditi a Orgosolo" (r. di Vittorio De Seta, 1961, IT) è l’aspra terra della Barbagia, soprattutto fuori dal centro abitato. Le dure condizioni ambientali sovradeterminano, secondo la

visione antropologica degli autori, i comportamenti e la psicologia individuale dei personaggi. La visualizzazione, con un ampio utilizzo di Campi lunghi e lunghissimi, sostiene questa impostazione. Il pastore sardo Michele, aiutato dal fratellino Giuseppe, sta scappando con le sue pecore dai carabinieri che lo credono complice di un omicidio che non ha commesso. La fuga ha spossato le pecore, ma la sera prima i due pastori si addormentano ancora speranzosi di raggiungere la pianura. La sequenza è aperta dal volo mattutino di un rapace. Giuseppe si sveglia quando la tragedia è compiuta: guarda il segnale premonitore che viene dal cielo, poi corre scoprendo una dopo l’altra le pecore in fin di vita. La scia di morte lo porta al fratello maggiore, che ha già preso atto della fine delle sue speranze, e si incammina verso il suo destino. Il punto di vista è, per tutta la sequenza, quella di Giuseppe, per cui, quando si alza, Michele è ripreso ripidamente dal basso, il che assegna alla sua sconfitta qualcosa di nobile. I due vengono inquadrati, scuri, come macchie sulla collina aspra, che richiama la natura contro la quale i pastori quotidianamente devono lottare, mentre si allontanano tra i corpi delle loro pecore il cui chiarore è esaltato dalla luce mattutina. Sopra di loro il rapace attende il suo momento. Nessun pianto, grida, sangue o dialoghi strappacuore: tutto è essenziale e terribile. 


L'ambientazione non è solo compito di location, allestimenti e costumi. Sono qui raccolti tre momenti de "La recita" ("O Thiasos", r. di Thodoros Anghelopulos, 1975, Grecia) in cui si mostra come l'autore utilizza semplici informazioni visive di tipo scenografico per contestualizzare storicamente l'ambientazione. Nella prima gli striscioni e i manifesti informano il pubblico che ci si trova in mezzo alla campagna elettorale anticomunista del maresciallo Papagos nel 1952. Nella seconda "Elettra" è seguita da un falangista alla fine del 1940 e comprendiamo da una rappresentazione che campeggia nella piazza (che rappresenta un soldato greco che prende a calci Mussolini) che siamo nel momento in cui la dittatura greca si oppone alle minacce del fascismo italiano. Nella terza la sorella di "Elettra", "Chrysothemis", si avvia a prostituirsi lungo una strada in cui alcune scritte inneggiano alla cacciata dei tedeschi. Dice Anghelopulos: "In "La recita" c’è qualcosa che non si può tradurre: sono le scritte sui muri, che io impiego direttamente come Brecht usava i cartelli. Sono cose che spesso forniscono sufficiente informazione."