L'ESPOSIZIONE NARRATIVA: PRESENTAZIONE


L'esposizione  è uno dei procedimenti, insieme alla tessitura e alla progressione, che sovrintendono all'intreccio di una narrazione audiovisiva fiction che prende forma nella sceneggiatura. L'esposizione regola il flusso informativo della storia, scegliendo quante e quali informazioni passare al pubblico (selezione), la maniera di esporle (presentazione) e il momento del loro rilascio (collocazione). L'intreccio consiste nella dislocazione del materiale narrativo (eventi, personaggi, ambientazione), a partire da uno o più story concept e conformemente alle scelte di configurazione (punto di vista, tono, densità), lungo tutto l’arco del film. Il tema della presentazione è affrontato alle pagine 69-71 del libro Il linguaggio cinematografico



In "Sotto accusa" ("The Accused", r. di Jonathan Kaplan, 1988, USA) la selezione isola il segmento temporale del film dal momento dello stupro fino alla conclusione del processo. La scelta è coerente con il genere – il dramma giudiziario – e presenta le informazioni sul passato delle protagoniste attraverso i dialoghi. Lo stupro è l’evento centrale della storia e viene presentato in tre modi e tempi diversi. Viene infatti raccontato a pezzi nel corso delle conversazioni tra le due protagoniste: sono personaggi dalle caratteristiche opposte e questo rende verosimile il fatto che si parlino in maniera diretta, anche con scontri e incomprensioni. Poi viene di nuovo riproposto il fatto attraverso il racconto della vittima in tribunale, avvicinata con successive inquadrature dal Campo medio al Primissimo piano: colpisce sul piano emotivo, ma è comunque un evento riferito. Il film sceglie di collocare la rappresentazione dell’evento solo verso la fine del film (la clip ne mostra solo l'ultima parte). Le ragioni sono varie: in primo luogo, essendo la messinscena il mezzo potenzialmente più coinvolgente, contribuisce a innalzare la progressione drammatica del film, sospingendo emotivamente le arringhe che seguono; in secondo luogo, il pubblico tende a credere al flashback: il suo effetto verità è adatto a illustrare la deposizione del testimone decisivo attraverso gli occhi del quale l'evento viene mostrato.



"A sangue freddo" ("In Cold Blood", regia di Richard Brooks, 1967, USA) è un film contro la pena di morte, eppure vengono rappresentati gli eventi disturbanti in cui i due criminali, che verranno poi impiccati, uccidono gratuitamente un’intera famiglia. Il fatto che l’evento sia mostrato e non riferito compromette la possibilità che il pubblico possa provare empatia verso i personaggi. È solo successivamente, poco prima della sua morte, che uno dei due (ripreso in modo tale che sul volto si riflettano le gocce di pioggia che scivolano sulla finestra, così da richiamare il suo pianto interiore) riferisce alcuni eventi terribili della sua infanzia. Poi viene visualizzato per intero (non riferito, non sintetizzato) il rituale macabro dell’esecuzione. La strategia di presentazione delle informazioni rende evidente il messaggio del film: la pena di morte è atroce, indipendentemente dai sentimenti che si possono provare nei confronti dei condannati.


In "Million Dollar Baby" (r. di Clint Eastwood, 2004, USA) il retroterra familiare della protagonista viene mostrato non con un flashback o un dialogo, ma con una scena accessoria collocata a metà narrazione.


In "Gli spietati" ("Unforgiven", r. di Clint Eastwood, 1992, USA) l'informazione che il protagonista in passato ha ucciso donne e bambini viene solo riferita, ma non mostrata, altrimenti avrebbe compromesso la possibilità del pubblico di provare empatia verso il protagonista.



In "Guerre stellari" ("Star Wars", r. di George Lucas, 1977, USA) il racconto è preceduto da un prologo in cui si narrano gli antefatti. Segue la scena d'esordio in cui si mostra una battaglia spaziale, ma l'incipit è costituito da una serie di fotogrammi in cui si visualizza lo spazio coi pianeti e le stelle, ma ancora senza le navicelle.


Dopo il finale de "La battaglia di Algeri" (r. di Gillo Pontecorvo, 1966, Italia, Algeria) in cui muore il protagonista, viene collocato un epilogo che mostra con stile documentaristico gli eventi storici successivi sino alla vittoria della rivoluzione algerina.


"Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello" ("Lord of the Rings: The Fellowship of the Ring", r. di Peter Jackson, 2001, USA e Nuova Zelanda) è preceduto da un prologo in cui si raccontano gli eventi accaduti prima dell'inizio della storia.



I segmenti temporali selezionati per formare il racconto filmico si chiamano nel loro insieme durata e la durata è scandita dal tempo filmico. Il film dura di solito circa 90 minuti, ma racconta normalmente vicende che si svolgono in un lasso di tempo maggiore, che si chiama arco narrativo e che è scandito dal tempo diegetico. Nella gran parte delle opere il tempo diegetico è solo una minima parte del tempo filmico.


"Boyhood" (r. di Richard Linklater, 2014, USA) segue la vita del protagonista dai 6 ai 19 anni (13 anni: arco narrativo) e la sua durata è di 165 minuti.


In "Mezzogiorno di fuoco" ("High Noon", r. di Fred Zinnemann, 1952, USA) l'arco narrativo (100 minuti in cui il protagonista attende l'arrivo del suo nemico senza riuscire a trovare chi lo aiuti) coincide quasi interamente con la durata del film (80 minuti).



Presentazione

Oltre agli eventi visualizzati vi è anche un’altra categoria di dati, le informazioni, cioè gli eventi riferiti attraverso i dialoghi, i cartelli, le voci narranti, le scene accessorie (ovvero che non servono a fare andare avanti la storia), i montage (immagini di diverse scene che si susseguono rapidamente, accompagnate da musica). La presentazione determina il modo di esporre gli eventi (mostrandoli o riferendoli).


Intreccio

L'intreccio individua i momenti in cui il pubblico verrà a conoscere gli eventi. Quando si decide di posporre sulla linea temporale un evento già trascorso si parla di flashback, il contrario è il flashforward

In "V per Vendetta" ("V for Vendetta", r. di James McTeigue, 2005, USA, Regno Unito e Germania) la dottoressa Delia Surridge racconta in un flashback gli esperimenti biologici cui era stato sottoposto il futuro V.


In "Sherlock Holmes" (r. di Guy Ritchie, 2009, Regno Unito, USA e Australia) il protagonista, attraverso un flashforward, spiega come colpirà il suo avversario, come in effetti poi accadrà.


In "Memento" (r. di Christopher Nolan, 2000, USA) l'intreccio è particolarmente complesso: una linea diacronica si intreccia con una che procede in senso inverso in modo che il finale, in realtà, è la sequenza centrale.


Nell'episodio su Napoli di "Roma città aperta" (r. di Roberto Rossellini, 1945, Italia) l'informazione che il bambino ha rubato le scarpe per necessità viene  rilasciata solo nel finale.



Riguardo alle informazioni, invece, se vengono fatte conoscere al pubblico ma non al personaggio, possono essere chiamate rivelazioni, che diventano riconoscimenti quando anche il personaggio viene a conoscerle; sono sorprese quando lo vengono a sapere sia pubblico che personaggio allo stesso tempo. Quando la sorpresa è forte si chiama colpo di scena

In "Notorius" (r. di Alfred Hitchcock, 1946, USA) il marito della protagonista ha scoperto che lei è una spia in una scena che costituisce una rivelazione per il pubblico. Decide così di ucciderla avvelenandola lentamente. La scena in cui lei lo comprende è un riconoscimento.


Nella penultima sequenza di "Shutter Island" (r. di Martin Scorsese, 2010, USA) sia il pubblico che il protagonista scoprono che quest'ultimo è un pazzo e che molto di ciò che lui e gli spettatori hanno visto è frutto della sua immaginazione: si tratta di una sorpresa.



Un altro meccanismo che governa il rilascio delle informazioni è quello dell'anticipo in cui qualcosa fa presagire allo spettatore che accadrà qualcosa. Quando l'anticipo coinvolge sia lo spettatore che il personaggio, allora è un avvertimento

In "L'esorcista" ("The Exorcist", r. di William Friedkin, 1973, USA) nel prologo iniziale vi sono varie anticipazioni di quanto accadrà (il vento che si leva quando è inquadrata la statua del demonio, ad esempio). Sono avvertimenti, invece, i rumori sinistra che la madre sente provenire dalla soffitta alcune sequenze dopo.



Un'informazione può essere collocata in un punto della narrazione (set-up o semina) attraverso un oggetto, un dettaglio, una battuta, un evento, per essere poi utilizzata più tardi (payoff o raccolta o rimonta). 

All'inizio di "Sussurri e grida" ("Viskningar och rop2, r. di Ingmar Bergman, 1972, Svezia) si mostra una delle protagoniste che scrive un diario (set-up). Lo stesso oggetto apparirà nel finale per testimoniare il buon cuore della domestica (payoff).